La storia dell’architettura balneare europea racconta di un bisogno universale di evasione dall’ordinario e di un modo di guardare al mare come luogo di piacere e tempo libero, che ha però preso forma con evoluzioni relativamente recenti della società: privilegio di pochi all’inizio, sul fare del diciannovesimo secolo, e poi grande rivoluzione di costume e fatto di cultura di massa, poco prima e soprattutto dopo la seconda guerra mondiale, fino ad oggi tra mare riscoperto, spiagge lacustri e lidi urbani.
Dai primi esclusivi stabilimenti ottocenteschi, alle iconiche costruzioni del XX secolo che inaugurano la stagione della “dolce vita” (liberatoria e un po' “sauvage”) in riva al mare, agli affollati complessi contemporanei che accendono di spensieratezza il tempo libero, proponiamo una selezione di architetture balneari che fanno rivivere il sogno della fuga dalla quotidianità e della joie de vivre tra i flutti.
Opere mastodontiche e massive come “unités d’habitation” delle vacanze (Marina Grande di Magistretti ad Arenzano), o al contrario evanescenti e sfumate nel paesaggio (Vök Baths di Basalt Architects in Islanda); nostalgiche a memoria di atmosfere perdute (Varberg, Mondello, Deauville, Viareggio, Senigallia, Nizza, Lido di Venezia), resuscitate dal limbo del declino (Lido Patriziale di Vacchini ad Ascona) o vibranti di nuove energie urbane e socialità (molo di Hastings di Drmm, Badeschiff di Amp Arquitectos a Berlino, Kastrup Sea Bath di White Arkitekter a Copenaghen, The Seagull and the Windbreak di Abir Architects a Bournemouth, Aarhus Harbor Bath di Big ad Aarus): in ogni caso, comune denominatore è l’eccezionalità dell’esperienza (non solo fruitiva ma anche estetico-sensoriale) che regalano, indipendentemente dalla durata del tuffo.