Questa intervista è pubblicata su Domus 1079, in edicola a Maggio 2023.
Il tema di questo numero, “Il regno dell’aptico”, può riferirsi ai caratteri dei materiali e dei particolari del vostro lavoro?
In un mondo fatto di tecnologia in rapida evoluzione e d’intelligenza artificiale, vediamo l’architettura come il contrappeso del mondo digitale senza peso, intangibile e volatile. La maggior parte di noi è dotata di complessi sistemi sensoriali, attraverso i quali diamo senso al mondo. I segnali sensoriali sono intrecciati alle emozioni ed evocano ricordi del passato o immagini proiettate al futuro. Sono proprio queste qualità innate che ci fanno sentire vivi e ci distinguono dall’intelligenza artificiale. Nel nostro percorso a Open abbiamo sempre cercato di creare un’architettura capace di comunicare visceralmente ed emotivamente con le persone, che risvegli i sensi delle persone partendo da una molteplicità di dimensioni e tocchi le emozioni e la coscienza interiore. Dopo tutto, l’architettura è fatta per il corpo e per la mente, non per le telecamere e per Internet.
Come definireste il tempo aptico? Che cosa pensate dello spazio? Come immaginate uno spazio aptico?
Siamo davvero affascinati dal flusso intrecciato e apparentemente infinito di tempo e spazio nei disegni cinesi di paesaggio, soprattutto quelli della seconda metà della dinastia Song. Mostrano sempre più filoni temporali (e anche narrativi) che procedono in parallelo oppure si intersecano o si sovrappongono. Il tempo presente, quello che resta vivo nella memoria, quello perduto, quello ancora di là da venire e quello immaginato: questo spazio e quest’altro, spazi che si dispiegano continuamente nel tempo e si intrecciano tutti in cicli infiniti di tempo e spazio, senza un inizio né una fine. Suzhou è, per molti aspetti, una città davvero straordinaria e, non ultima, una composizione di miriadi di spazi e di tempi: antico e contemporaneo, lento e frenetico, poetico e rozzo, tutto esiste contemporaneamente e sfida la capacità di adattamento dell’immaginazione. Qui, forse, la nostra architettura può fare da macchina del tempo, come un disegno di paesaggio cinese. Segnato dalle ombre danzanti delle foglie e dei rami degli alberi, il trattamento ad assi del cemento chiaro invita a toccare, direttamente con la punta delle dita, il calore dell’autunno e la venatura del legno, ma non si avverte forse anche il senso del muro intonacato di bianco degli antichi giardini di Suzhou? La luce riflessa dal lucernario tondo traccia un’ellissi luminosa che si sposta lentamente attraversando il pavimento e si arrampica sulla parete. Il colore della luce cambia con il tempo. Il tempo è la luce in movimento. Attraverso la grande apertura nella parete massiccia della terrazza dei bambù, lo sguardo rivolto all’esterno incontra la banalità e la crudezza dell’edilizia urbana che germoglia ovunque. Girando intorno al colonnato dei percorsi coperti e attraversandolo, lo sguardo rivolto all’interno si muove liberamente dagli albicocchi del giardino di primavera al quieto gorgogliare dello stagno d’estate, ai colori degli alberi d’ebano del giardino d’autunno, fino al minuto saltellare degli uccelli sull’erba del giardino d’inverno, da lontano.
Tutte le foto courtesy Open Architecture
- Progetto:
- Shanfeng Academy. Cultural and Sports Centre at Mountain Kingston Bilingual School Suzhou
- Responsabili di progetto:
- Li Hu, Huang Wenjing
- Gruppo di progettazione:
- Shi Bingjie, Daijiro Nakayama, Jia Ke, Ye Qing, Fan Jianglong (on site), Giovanni Zorzi, Huang Zetian, Wang Fengya, Shou Chengbin, Crystal Kwan, Lu Di, Tang Ziqiao, Jia Han, Cai Zhuoqun, Chen Ruipeng
- Architetto locale:
- Tongji Architectural Design (Group)
- Illuminotecnica:
- Gradient Lighting Design
- Teatro e acustica:
- JH Theatre Architecture Design Consulting Company
- Progettazione paesaggistica:
- Open Architecture + Z’scape
- Committente:
- Mountain Education Group