Milano è una città in cui il mito del moderno, della continua corsa verso il futuro, sembra essere inciso nell’essenza stessa di abitanti e spazi. Da quando Boccioni dipinse il celebre La città che sale pare che il capoluogo lombardo non si sia mai fermato. Con una spinta sempre maggiore, quasi a sfidare le continue crisi del mondo contemporaneo, la città negli ultimi due decenni ha saputo trasformarsi e reinventare la sua immagine.
Non senza critiche o questioni irrisolte, un crescente numero di progetti sta costellando la Milano contemporanea, accogliendo sempre più ‘oggetti firmati’ da diverse archistar. Qui, i progettisti cercano di volta in volta di rintracciare il carattere meneghino, o di inserire un nuovo tassello internazionale nella capitale del design.
Milano si trova così ad essere sempre nuova, mai identica a se stessa, in una ruggente trasformazione che, ad oggi, sembra non avere fine.
10 architetture da vedere della nuova Milano
L’immagine del capoluogo lombardo è un alternarsi di nuove architetture, spazi rigenerati e cantieri in divenire, che ne ridefiniscono paesaggio e identità.
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- Kevin Santus
- 19 aprile 2023
1. Herzog & de Meuron, Feltrinelli Porta Volta
2. Studio Libeskind, Torre PwC (il curvo)
3. Pelli Clarke & Partners, Gioia 22
4. Antonio Citterio Patricia Viel Architects, NEXXT & Building D
5. Eisenman Architects + Degli Esposti Architetti and Guido Zuliani, Residenze Carlo Erba
6. Sanaa, Campus Bocconi
7. Cino Zucchi Architetti, Social Village Cascina Merlata
8. Foster + Partners, Apple Store Piazza Liberty
9. Inside Outside, Biblioteca degli alberi (BAM)
10. Mario Cucinella Architects, Headquarter Gruppo Unipol
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Costruito sul limitare delle antiche mura spagnole, il complesso di Porta Volta ridisegna un limite interno alla città, attraverso forme semplici che rintracciano la scala e la misura del quartiere.
Dal carattere dichiaratamente urbano, il progetto si basa su una sequenza di portali che ritmano le facciate e scandiscono un volume che nella sua semplicità ricostruisce un edificio in linea fondendosi con il tessuto circostante. Le facciate di testa si aprono sulla strada con delle grandi vetrate, che attraverso il loro orientamento muovono lo sguardo verso l’interno del complesso. Herzog e de Meuron rintracciano così l’eco di un’architettura rigorosa erede di Aldo Rossi, esprimendo una spiccata chiarezza di forma e struttura, e al contempo aggiungendo un tassello di contemporaneità.
Conosciuto come ‘il curvo’ per la sua forma riconoscibile, la torre PwC firmata dallo studio Libeskind è l’ultima in termini di completamento che è andata a configurare l’area di CityLife. Insieme alle iconiche torri di Zaha Hadid e Arata Isozaki, il progetto dell’architetto decostruttivista si staglia e abbraccia idealmente Piazza Tre Torri. Seppur fortemente modificato rispetto al concept originale, a causa di una serie di problematiche tecniche, il corpo plastico del grattacielo è uno dei nuovi simboli della skyline milanese. La facciata, discontinua, dispone una serie di cellule vetrate che, attraverso piccoli scarti in aggetto o rientranti, rintracciano la linea concava della torre.
Sulla sommità, il coronamento si svuota e conclude la curva pronunciata dell’edificio, risolvendo il suo aspetto scultoreo.
A Milano, lo studio fondato da Cesar Pelli ha inciso alcune delle tracce più iconiche della trasformazione architettonica e urbana contemporanea. Già autore del complesso della Torre Unicredit, e del masterplan per Porta Nuova, lo studio Pelli Clarke ha da poco ultimato un nuovo grattacielo. Gioia 22 perimetra il grande parco urbano della Biblioteca degli Alberi e costruisce un volume, che si piega e si modella nella compagine urbana. Secondo Gregg Jones, partner dello studio, “L’originale forma della torre rappresenta il risultato della confluenza di due tessuti urbani e al tempo stesso la risposta all’esigenza di ottimizzazione della luce e dell’energia solare. La combinazione di questi due fattori ha determinato la singolarità di una forma dinamica in grado di esprimere in modo autentico la sua particolare collocazione nel panorama urbano milanese.”
Se CityLife e Porta Garibaldi sono due hotspot per l’architettura contemporanea milanese, il terzo faro della città è senza dubbio da ritrovarsi nei pressi dello Scalo di Porta Romana. Davanti alla Fondazione Prada di Oma, e al futuro Villaggio Olimpico firmato da Som e Desvigne, sorge l’hub Symbiosis. Qui, lo studio Citterio & Viel inserisce dei volumi geometrici che limitano la piazza Adriano Olivetti, richiamando nelle linee spezzate dell’edificio e dello spazio aperto gli shed degli edifici industriali che costellano la frangia sud di Milano. Nexxt e Building D sono edifici pesanti che si radicano al suolo, descrivendo con pochi materiali e con un sistema di prospettive e spazi semi-pubblici un nuovo lessico della periferia della città. Le facciate vetrate si contrappongono alle ampie masse murarie, che nell’insieme bilanciano i pieni e vuoti di questi volumi che sembrano intagliati nella pietra.
Le residenze Carlo erba provano a ripensare il tema del palazzo milanese, mutandone forma e dimensione. Costruito come una stratificazione di elementi, l’edificio vede un basamento in travertino sopra il quale un piano arretrato funge da elemento di stacco rispetto al coronamento. Qui è poi una griglia a definire lo spazio dell’edificio, di volta in volta riempita o lasciata come scheletro virtuale. È qui, infatti, che la massa dell’edificio si frammenta, fuoriuscendo dalla griglia a scala urbana, o svuotandosi completamente.
Il progetto studia così la forma del palazzo, che si snoda all’interno del lotto triangolare, lasciando spazio al giardino e riuscendo così a dialogare con le varie porzioni di contesto circostante.
Il nuovo campus dell’Università Bocconi porta il linguaggio tipico dello studio giapponese di Kazuyo Sejima e Ryue Nishizawa all’interno del tessuto milanese.
Gli edifici si configurano come strutture cilindriche, nastri vetrati disposti nel lotto che si piegano a densificare lo spazio. La lamiera stirata in alluminio che avvolge i volumi riesce a smaterializzarli, trasmettendo un senso di leggerezza che rende l’intervento quasi etereo, anche grazie ai continui chiaroscuri dati dal suo andamento ondulato. Inoltre, non toccando mai terra, questa rete sottolinea l’attacco a terra vetrato, connettendo visivamente l’intero intervento.
Il disegno dei volumi prosegue poi nella descrizione del perimetro del lotto, che si trova così a generare forme concave e convesse rispetto allo spazio pubblico, avvicinando e allontanando le persone dal campus interno.
Con Expo 2015, l’area di Cascina Merlata ha visto un notevole sviluppo residenziale e non solo. Qui, lo studio di Cino Zucchi propone un tessuto denso per un social housing in verticale, dove i volumi residenziali si alternano nel disegno dello spazio comune e dei giardini. Nello specifico, due edifici a torre definiscono un landmark per l’area. Il loro profilo si rastrema al crescere della torre, mentre le facciate vengono scandite e disegnate in vari registri geometrici. Finestre, logge, parapetti e balconi sono utilizzati come elementi di disegno per la pelle del volume, che è variamente inciso per creare un contrasto con i pilastri dalla sezione triangolare e aggettanti. Le trame regolari definiscono così il carattere principale dell’architettura, che usa infine il colore come strumento per sottolineare andamenti verticali e orizzontali, giocando con la composizione generale delle abitazioni.
Nel cuore della città storica, Foster + Partners ha disegnato il nuovo Apple store che si incassa all’interno del suolo. L’edificio è ipogeo, ma costruisce un pezzo importante di città, realizzando un’ampia scalinata pubblica, che diventa piazza e luogo di sosta. L’essenzialità del design è poi espressa nell’unico elemento che si alza: un parallelepipedo in vetro, dove l’elemento dell’acqua è protagonista. Attraverso delle vasche e una fontana, la mineralità dello spazio viene bilanciata da un gioco di suoni e sensazioni naturali.
L’interno dello store, infine, richiama l’idea di uno scavo nel terreno, un grande vuoto sottratto alla piazza, che, tramite la scalinata urbana, massimizza l’illuminazione naturale. Un dispositivo urbano che reinventa lo store del famoso marchio, cercando di reinventare gli spazi vibranti del centro di Milano.
Non solo edifici. La Milano che si trasforma è anche fatta di spazi pubblici e di parchi. Ne è un esempio il nuovo parco di Viale Argonne riqualificato con la costruzione della M4. Tuttavia, tra i tanti spazi ripensati, la Biblioteca degli Alberi è certamente il parco più riconoscibile degli ultimi anni. Su progetto dello studio Inside Out, che ha visto la collaborazione tra gli altri di Piet Oudolf, il disegno del nuovo parco diventa un connettore urbano: ricucendo i frammenti che compongono lo sviluppo di Porta Garibaldi, diventa l’elemento di svolta per poter davvero immaginare per la zona un’esperienza di natura urbana.
Come fosse un vero e proprio tessuto costruito, la BAM crea stanze, delimita spazi, apre verso punti di fuga precisi. Il parco diventa così un mix tra un giardino botanico, un campus culturale e un passaggio urbano. Un vuoto fatto di natura e spazi attrezzati, da cui vedere la città che sale.
La nuova torre di Porta Nuova vedrà la conclusione nei prossimi mesi. Si tratta della Torre UnipolSai, progettata dall’architetto Mario Cucinella, che si pone come elemento di testa per il sistema sinuoso di piazza Gae Aulenti. A base ellittica, la torre è caratterizzata da un sistema di doppia facciata, dove è l’intreccio esterno della struttura a costruire la trama distintiva dell’edificio. Su via Melchiorre Gioia questa rete esterna si alza, si apre sul piano strada, e genera un ampio ingresso all’edificio.
Quando il cantiere di questa costruzione, pensata come una macchina bioclimatica, arriverà al completamento, con lei sarà completa anche un’area, un pezzo di Milano, che ha segnato in maniera indelebile la stagione contemporanea del progetto, lasciando dietro di sé nuove immagini, dubbi ancora aperti e prospettive inattese.