La regione di Zlatibor è una delle aree naturali più visitate della Serbia. L’ambiente montano appartiene alle Alpi Dinariche ed è perciò animato da ampie foreste di conifere, da queste parti Emir Kusturica ha ambientato il suo film La vita è un miracolo (2004) per l’autenticità del suo paesaggio. Eppure tracce di espansione suburbana sono arrivate anche da queste parti, la “non più città” ha allungato i suoi tentacoli intorno a Villa Pavlovic. Lo studio belgradese NEO_Arhitekti formato da Snežana Vesnić, Vladimir Milenković e Tatjana Stratimirović, collabora da molti anni con la famiglia Pavlovic, proprietaria dell’azienda di tessuti Textil. Alla richiesta di un’abitazione per il fine settimana, gli architetti hanno risposto dosando chiusura e apertura nel compatto volume dalle estremità tondeggianti.
L’idea progettuale è quella di schermare il più possibile la villa dal suo contesto posteriore dove sono presenti altre costruzioni, aprendola invece maggiormente verso il paesaggio anteriore dove inizialmente era prevista una piscina stretta e lunga 50 metri. Nonostante non sia stata realizzata, la sua presenza ha pregiudicato la geometria dell’edificio. Restano invece alcune attrezzature per la vita all’aperto – una pergola, un angolo barbecue per gli onnipresenti cevapcici piccanti della cucina balcanica – che sottolineano comunque l’andamento lineare dell’impianto. Secondo Vesnić quest’ultimo è perciò “la reminiscenza di una striscia d’acqua scintillante che dà spazio alla contemplazione e sostiene il piacere di stare di fronte alla villa”.
L’interno invece contrasta con l’apparente uniformità dell’esterno: la parte centrale della cucina e del salone è più vetrata e calda grazie alle capriate in legno, mentre le camere da letto e i servizi sono in cemento armato a vista: “l’interno offre un’esperienza cinematica lineare in una sequenza di spazi controllati”.
Questa idea dinamica ed esperienziale appartiene al carattere dell’architettura serba, del resto Milutin Borisavljević cento anni or sono aveva già chiarito che “Esteticamente, l’architettura è dunque l’arte del tempo, mentre, geometricamente, o oggettivamente, è l’arte dello spazio”.
La geometria di Villa Pavlovic contrasta dunque con la sua estetica: la purezza del volume chiuso di stampo razionalista – che chi scrive non può non associare al primo progetto realizzato da Adalberto Libera a Civitanova Marche in un lotto allineato al mare Adriatico nel 1933 – è contrastata dal rivestimento in pietra locale scura studenica, dalle aperture di vario tipo, compresi i piccoli oblò di sapore marinaro, e dal tetto a falde invisibile dall’esterno.
Secondo Vesnić, che è anche docente presso la facoltà di architettura dell’Università di Belgrado, il progetto è “un tratto nel paesaggio che, apparentemente in modo semplice come il suo risultato finale, effettua un esame dell’ecologia dell’abitare contemporaneo in un ambiente rurale. Abbandonando tutto ciò che è una capanna di montagna, e tendendo all’abbandono della forma, questa è un’architettura che si infila nel paesaggio, offrendo così un vero lusso al visitatore”.