Occhiali da sole, bibita in mano, materassino come un Dustin Hoffman che “troneggia” in piscina baciato dal sole (al ritmo di “The sound of Silence”): questa è l’immagine che forse in questo periodo di canicola estiva molti vagheggiano, arrancando sempre più faticosamente nelle città caotiche e frastornanti. Perché un tuffo in acqua, o per i più statici anche una pausa di relax conviviale a bordo vasca, non solo riequilibrano la temperatura basale ma riconciliano gli umori, tra una bracciata e un aperitivo, tra il sapore di cloro e il profumo di crema solare. La storia dell’architettura detiene un corredo di piscine all’aperto ricco e variegato che celebra, nelle diversità individuali, un simbolo multiforme di sport e fatica, socializzazione e tempo libero, benessere e opulenza. Dalle piscine pubbliche urbane, centri vivaci di scambio e socialità letteralmente invasi da chi è costretto nel recinto cittadino (Argelati, Romano, Bagni Misteriosi a Milano; Camillo Botticini a Brescia); a quelle in scenografici luoghi di villeggiatura (BBPR a Gabicce, Matteo Thun a Merano) e in contesti dove le strutture architettoniche sono altrettanto spettacolari del paesaggio naturale che le ospita (piscine dell’ Hotel Tremezzo sul Lago di Como, dell’Hotel Hubertus in Alto Adige, dell’Hotel Rome Cavalieri a Roma); a quelle domestiche, dove i fortunati proprietari non devono fare che qualche passo in accappatoio in giardino per immergersi nella beatitudine (Pietro Porcinai a Villa La Terrazza); alle “pozze” termali di cui non la mano dell’uomo ma della natura è stata l’artefice: in ogni caso, l’acqua ha sempre un che di profondamente catartico e riconciliante, tanto che a volte viene da pensare, come diceva il Signor G., “io che la guardo tutto assopito, ci farei un tuffo tutto vestito”.
Icone dell’architettura estiva: 11 piscine all’aperto in Italia
Con l’arrivo del caldo non c’è niente di più invitante, per rinfrescarsi le idee, di un tuffo in uno specchio d’acqua che ha il cielo come tetto, e tanto più se in un’architettura affascinante e d’autore.
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- Chiara Testoni
- 06 luglio 2022
Prima piscina all’aperto di Milano, situata in zona Navigli, l’Argelati traeva l’acqua da una ramificazione del Naviglio Grande. Aperta dal 1915 e dismessa per lungo tempo, fu ristrutturata nel 1959 dall’architetto Arrigo Arrighetti che ne ridisegnò i percorsi, il muro di cinta e le due vasche all’aperto - originariamente ve ne era una terza per bambini - con forme tondeggianti e sinuose che suggerivano il carattere allegro e ricreativo del luogo.
Caratterizzata da un linguaggio architettonico un po’ altisonante, tipico dell’epoca, con un elegante edificio centrale (oggi non più appartenente al complesso) e due corpi laterali simmetrici adibiti a spogliatoi con facciate a timpano scandite da lesene, il complesso situato nel quartiere di Città Studi è dotato di una vasca rettangolare di 4.000 mq che doveva ospitare 1.500 persone, all’interno di un vasto parco.
I Bagni misteriosi, ex Centro Balneare Caimi – lo spazio progettato negli anni ‘30 come parte di un centro polifunzionale con sale per la scherma, la boxe, le organizzazioni littorie di quartiere, uno studio medico, una biblioteca e al quale si sono aggiunte nel 1937 le piscine progettate dall’Ing. Secchi – dopo la chiusura nel 2007 sono stati stato oggetto di opere di consolidamento, rinnovamento e adeguamento igienico-sanitario che hanno riportato alla luce il complesso originario e le piscine. Delle due vasche, oggi pienamente in funzione, quella più piccola è trasformabile in inverno in una pista di pattinaggio su ghiaccio.
Il complesso di trenta alloggi per residenza estiva ed invernale progettato dai BBPR su uno sperone montuoso a picco sull’Adriatico era composto da due edifici articolati attorno ad una piazza a verde, percorsi che digradavano verso la spiaggia sottostante e un ampio belvedere con piscine che, dall’alto, sembravano fondersi senza soluzione di continuità con l’azzurro del mare.
La piscina – elemento costante dei giardini privati di Porcinai – alla villa La Terrazza di forma curvilinea è ispirata alla pittura di Kandinsky e ai giardini giapponesi. La vasca rettangolare, situata in un prato verde e adornata da ninfee, è decorata da 87 ruote di pietra di marmo rosso di varie dimensioni che ne movimentano i bordi rettilinei; la sagoma del bordo piscina è rivestita con mosaico a squama maiolicato di colore verde.
Immerso tra le imponenti vette dolomitiche con le loro grandiose pareti rocciose, l’ Alpin Panorama Hotel Hubertus sembra volere dimostrare che toccare il cielo con un dito è possibile: e ancora di più dalla piscina panoramica lunga 25m, riscaldata tutto l’anno a 33°C, sospesa a 12 m e aggettante sulla vallata di 17 m, dove alla contemplazione del Sublime si associa una sottile vertigine da alta quota.
WOW non è solo un’esclamazione di apprezzamento, in questo caso ben meritata, ma anche un acronimo che sta per “Water-On-The-Water”: così è denominata la piscina del Grand Hotel Tremezzo, una vasca rettangolare di colore azzurro chiaro che fluttua sulle acque del lago che la circondano, con una vista mozzafiato sulle vette delle Grigne sullo sfondo.
Ispirato dalla ricerca della massima continuità tra architettura e natura, il complesso termale è un gigantesco cubo di vetro, pietra e legno con un carattere avvolgente e naturale: protagonista assoluta è l’acqua ricavata da profondi scavi nei giardini e percepita come continuazione di un flusso naturale tra interno ed esterno, dalla collezione di dodici piscine indoor di differente temperatura e ampiezza, alle altre 13 piscine esterne adagiate nel vasto parco.
Con una spettacolare vista panoramica e immersa nel vasto parco privato della tenuta in zona Balduina, tra pini marittimi e profumi della macchia mediterranea, la piscina open air è una pausa esclusiva per coccolarsi e riconciliarsi con il mondo, magari sorseggiando un aperitivo a bordo vasca alla salute della romanità (quella più esclusiva, però).
L’intervento, a dispetto dell’immagine stereotipata e anonima spesso correlata alle strutture di servizio di impianti natatori, si caratterizza come un’architettura fortemente urbana concepita per costruire relazioni con il contesto, con volumi rigorosi e massicci rivestiti in klinker di colore bruno e tagliati da profonde fenditure, a cui si affiancano sul lato ovest le tre piscine all'aperto.
Qui, l'elemento umano incontra la natura: queste vasche ipertermali ad accesso libero sgorgano dalla sorgente con una temperatura di 58°C e, grazie al contesto paesaggistico in cui si situano e ai potenti effetti benefici che apportano, sono il paradiso di chi rifugge dall’ambiente un po’ snob del resort di lusso e ama abbandonarsi ad un’esperienza sensoriale intensa all’insegna dell’informalità.