“Uno scarabeo sotto una foglia: si può parlare seriamente di architettura anche con questo linguaggio, perché se l’architettura è seria, precisa, funzionale apre il discorso alla libertà delle immagini [...] La signora a cui è dedicato il disegno di questa casa consente generosamente che tutti se ne valgano, per dividere con tutti la sua felicità”. Così scriveva Gio Ponti su Domus 414 del Maggio 1964, offrendo gratuitamente ai lettori l’affascinante progetto per una casa le cui forme rimandavano, appunto, a quelle di uno scarabeo su cui si poggiava una foglia.
Sarà il collezionista d’arte Giobatta Meneguzzo a cogliere la sfida, quando erige un edificio pensato per il tempo libero in una zona boschiva di Malo, Vicenza. Una location complementare allo spirito panico con cui Ponti aveva concepito l’edificio.
Per completare lo Scarabeo Sotto la Foglia (1964-68), Meneguzzo contatta Nanda Vigo, all’epoca artista emergente vicina alla sensibilità del Gruppo Zero, che ricopre l’intera superficie interna dell’edificio con piastrelle 20x20cm in ceramica bianca Gres alternate a mobili, che occupano in maniera nuova lo spazio continuo a pianta centrale e privo di porte, rivestiti in pelliccia sintetica grigia – e fa lo stesso con la grande scala ellittica che collega i due piani della casa.
Nel 1970, a due anni dal completamento dell’edificio, il critico Tommaso Trini sulle pagine di Domus 482 incalza Vigo, chiedendole se le sue scelte non prevaricassero i voleri della committenza, imponendo un nuovo modo di abitare.
“Critici e colleghi dicono: “Un letto matrimoniale nel centro di in soggiorno? Disumano! Come si fa a vivere in una casa senza porte? È pazzesco! Eppoi, tutto quel rivestimento di ceramica e neon? Assurdo!” bene, trovo più assurde certe posizioni e produzioni di certi colleghi che utilizzano la loro professione come attestato di buona condotta per imporre i loro prodotti pseudoconsumartistici,” commenta sagace Nanda Vigo.
Queste scelte stilistiche, che con il tempo diventeranno il fiore all’occhiello della designer, potranno essere ritrovate in un’altra casa-museo, quella dell’artista e collezionista Remo Brindisi a Lido di Spina, Ferrara (1967-71).
Gli interni di Nanda Vigo, tanto avvolgenti quanto estranianti anche grazie alla loro accecante luce perimetrale e agli elementi "cronotopici", diventano dunque un setting ideale per film che sfidavano le barriere della percezione sperimentando con scenografie, fotografia e musiche. A riprova di ciò, gli ambienti dello Scarabeo, come altri di Nanda Vigo, trovarono applicazioni cinematografiche (La Casa Gialla ne L’Assassino è Costretto ad Uccidere Ancora; La Casa Blu in Milano Rovente) e, tutt’ora, ritornano nell’iconografia della comunicazione visiva, come nel caso della campagna per la collezione primavera-estate 2021 del brand d'abbigliamento Magliano.
A immortalare l’opera di Vigo in tutta la sua estraniante potenza è, soprattutto, La Notte che Evelyn Uscì dalla Tomba (1971) di Emilio Miraglia, riuscitissimo giallo con sfumature horror e cenni alla cultura sadomasochista. In esso la tensione tra le atmosfere gotiche e la contemporaneità si rispecchia in un dialogo tra inquietanti e decadenti castelli medievali e interni dal design modernista e radicale, a cui fanno eco i costumi, entrambi frutto del gusto di Lorenzo Baraldi (Amici Miei, Profumo di Donna, Il Marchese del Grillo, Il Postino).
Il contrasto tra la plastica bianca del televisore Brionvega negli interni bruni e opulenti della Villa Porto Colleoni a Thiene, Vicenza, è efficace e spiazzante quanto gli schizzi di sangue di un rosso vivo sulle bianchissime ceramiche dello Scarabeo circondate dai fiammiferi della serie Seita di Raymond Hains e da opere di Fontana, Castellani, Bonalumi, Pomodoro, Baj, Rotella, Schifano, e Gruppo Zero tra gli altri.
A chiudere il cerchio, le musiche di Bruno Nicolai in un raffinato equilibrio tra clavicembali barocchi, inquietanti cantilene infantili e incursioni psichedeliche che distingue il filone delle colonne sonore horror italiane, recentemente oggetto di retrospettiva con la raccolta Paura (CAM Sugar).
Un film e una colonna sonora che offrono una prospettiva meno nota sul rapporto tra Nanda Vigo e la settima arte. La retrospettiva Nanda Vigo, Incontri Ravvicinati, è visitabile fino al 1 Novembre alla Fondazione Sozzani di Milano.
Immagine di apertura: gli interni di Nanda Vigo per Lo Scarabeo Sotto la Foglia in una scena del film La Notte che Evelyn Uscì dalla Tomba di Emilio P. Miraglia (1971). Foto: frame da film.