Mitologica “white-city” del Bauhaus mediorientale, la città di Tel Aviv si distingue per un tessuto urbano frammentato, cresciuto velocemente sotto la pressione delle diverse ondate di immigrazione e caratterizzato, in particolar modo nei suoi quartieri meridionali, da un’edilizia spontanea legata sì allo stile internazionale, ma non necessariamente di pregio.
È a partire da una grande familiarità con questo contesto, e allo stesso tempo dal rifiuto dell’imbellettamento indotto dalla crescente gentrificazione, che lo studio A. Lerman Architects elabora una proposta radicale per la riconversione di una tipografia in galleria d’arte contemporanea. Niente, del precedente stato del luogo, viene infatti modificato: lo spazio originario non è rivisto nella sua ripartizione, né tanto meno vengono mutati i suoi rivestimenti, che mantengono persino le scritte sui muri della sua vita precedente.
All’interno, solo un bancone in cemento impresso con la scritta “Contemporary” - il nome della galleria - svela l’intervento in maniera permanente, mentre all’esterno dei nuovi serramenti si giustappongono alle vecchie finestre, marcando la facciata – anch’essa non reintonacata – con delle nuove – e leggermente più ampie - cornici in ferro nero. Rinunciando a qualsiasi nobilitazione, il nuovo spazio si fa tributo, nelle parole degli architetti, di un “modernismo sporco e bastardo o di un modernismo ibrido, che non emerge da ideologie chiare ma dalla confusione e dalle contraddizioni della vita urbana”, celebrazione quasi affettiva della capacità dell’edificio di continuare a svolgere le sue funzioni, offrendosi pragmaticamente e con spirito di adattamento a cambi di registro e di destinazione d’uso.
- Location:
- Tel Aviv
- Architetti:
- A. Lerman Architechts
- Programma:
- Galleria d'arte
- Lead Architecht:
- Asaf Lerman
- Anno:
- 2009