Non è un caso se la struttura di un videogioco si chiama “architettura” e il suo creatore si chiama “designer”. Fin dall’inizio, fin da Pong e Asteroids, costruire un videogioco equivale a far interagire forme negli spazi digitali. Non c’è voluto molto perché lo stesso processo creativo diventasse un gioco in sé, cioè prima che qualcuno capisse che quell’attività lì, creare in uno spazio digitale costretti da regole e obiettivi, fosse divertente se semplificato e reso visivo.
Era la prima forma di contaminazione tra i principi dell’architettura e del videogioco, almeno prima che arrivassero i mondi tridimensionali a metà anni ‘90. Da quel momento lo spazio non era solo bidimensionale, ma poteva essere esplorato con minore o maggiore libertà. Creare una mappa equivaleva a creare uno spazio con cui interagire. Se Grand Theft Auto ne ha fatto cartoline da cinema sempre più giganti, altri hanno provato ad immaginare che nei mondi virtuali come in quelli reali forse gli ambienti e loro spazi potevano creare senso, raccontare storie, portare chi li abita altrove.
Abbiamo messo insieme 10 giochi che in modi molto diversi e con tecnologie diverse ragionano tutti sugli spazi e obbligano anche i giocatori a farlo, diffondendo le idee base dell’architettura e del design in modi più o meno didascalici.