In Toscana l’isola radicale dei nuovi collettivi milanesi

Più che un laboratorio, quella organizzata nelle colline del Chianti, in Toscana, è stata un’esperienza immersiva in cui gli architetti e designer hanno sperimentato strumenti, pratiche e rituali che indagano il contemporaneo.

“La libera sperimentazione non è solo uno strumento di conoscenza, ma la condizione stessa della conoscenza” scriveva l’olandese Constant Nieuwenhuys.

Con questo approccio, gli architetti Sofia Pia Belenky, Margherita Marri e Luigi Savio hanno organizzato il workshop The Possibility of an Island, un’immersione post-lockdown nelle colline del Chianti, in Toscana, dove tutor e partecipanti hanno potuto riappropriarsi del proprio corpo – costretto per mesi in appartamenti angusti – e disintossicarsi dalle infinite sessioni in Skype/Zoom/Meet/Instagram.

Abbandonando Milano per due settimane, i tre organizzatori hanno individuato la loro isola felice, un “posto dove trovare, insieme, a fare cose con le mani o con le macchine, in qualunque modo, non come boy scout e neanche come artigiani e neppure come operai e ancora meno come artisti, ma come uomini con braccia, gambe, mani, piedi, peli, sesso, saliva, occhi e respiro e farle, non certo per noi e neanche per gli altri, ma per provare come si fa a fare cose.”

PLSTCT, The House is on Fire, The Possibility of an Island, Chianti, 2020

Il riferimento al testo di Ettore Sottsass, pubblicato nel 1973 su Casabella, non è casuale, in quanto in quello stesso numero della rivista un gruppo di architetti annunciava la nascita di Global Tools, una serie di laboratori sperimentali che si tennero sempre nelle campagne toscane. Possiamo trovare una (leggera) somiglianza anche nei momenti storici: se il 2020 passerà alla storia per la pandemia del Coronavirus, il 1973 è segnato dallo shock petrolifero provocato dalla Guerra del Kippur.

Richiamando esplicitamente la non-scuola organizzata da Mendini, Sottsass, Pettena, Superstudio… gli organizzatori di The Possibility of an Island hanno invitato come tutor alcune delle giovani realtà milanesi più interessanti del momento: Fosbury Architecture, PLSTCT, Parasite 2.0, (ab)normal, Captcha e Forgotten Architecture.

Ogni gruppo ha lavorato con giovani partecipanti da tutta Europa su azioni effimere, temporanee e performative. Con i progetti Fuzzy Architecture #2, Hungry Ghosts, Micro Nation e The House is on Fire sono stati ideati nuovi strumenti, pratiche e rituali che indagano questo particolare momento storico.

Fosbury Architecture, Micro Nation, The Possibility of an Island, Chianti, 2020

Come per la Global Tools, anche nel 2020 si è avvertita “l’urgenza di testare il passaggio dall’oggetto al comportamento, e viceversa, di trovare un nuovo metodo pedagogico in cui le strategie artistiche avrebbero portato una dimensione sperimentale, performativa e concettuale della disciplina dell’architettura”

Ma più che un workshop quello nelle colline del Chianti è meglio definirlo una “terapia di gruppo, quasi una sessione collettiva di auto-antropologia, includeva azioni improvvisate di organizzazione, di trasporto e comunicazione, cucina e condivisione […], parallelamente a discussioni e dibattiti.”

(ab)Normal, Captcha e Space Caviar, Hungry Ghosts, The Possibility of an Island, Chianti, 2020
(ab)Normal, Captcha and Space Caviar, Hungry Ghosts, The Possibility of an Island, Chianti, 2020

Sperando di non ridurre il loro lavoro a semplice copia di quello dei Radicali, i miei continui riferimenti all'esperienza di Global Tools hanno l’obiettivo fondamentale di associare le radici relazionali da cui erano nati i laboratori del 1973 con quelle che hanno generato il workshop del 2020.

Anche se tra i progettisti si può rilevare un’attitudine comune e più di un punto di contatto, ognuno di essi ha un orientamento teorico indipendente e autonomo, esattamente come lo era il percorso dei vari componenti di Global Tools. Non cerco quindi di replicare i tentativi goffi, se non dannosi, di alcuni critici italiani, che cercano incasellare le realtà contemporanee in comparti rigidi, con definizioni superficiali o calderoni generazionali.

Prediligo invece assistere (e commentare) episodi come questo, perché nati per rafforzare le affinità elettive tra i presentim creare lentamente un orizzonte condiviso e “stabilire dei contatti permanenti tra i diversi gruppi, […] affinché possa avvenire con maggiore efficacia uno scambio delle reciproche esperienze, in maniera diretta e non mediata dalla critica.” 

Evento:
The Possibility of an Island
Programma:
AA Visiting School
Date dell'evento:
dal 21 giugno al 3 luglio 2020
A cura di:
Sofia Pia Belenky, Margherita Marri, Luigi Savio
Tutor:
Sofia Pia Belenky - Space Caviar; Margherita Marri - Captcha; Luigi Savio, Marcello Carpino, Mattia Inselvini, Davide Masserini - ab(Normal); Giacomo Ardesio, Alessandro Bonizzoni, Veronica Caprino, Claudia Mainardi - Fosbury Architecture; Stefano Colombo - Parasite 2.0; Gabriele Leo, Grazia Mappa - PLSTCT; Bianca Felicori - Forgotten Architecture
Partecipanti:
Dario Bruni, Dasha Cheremisina, Lenard Giller, Guglielmo Giomi, Davide Gualco, Gabriele Licciardi, Pietro Lora, Dimitra Louana Marlanti, Logan Paine, Roberto Romeo, Daniel Swarovski, Aljoscha Tschaidse, Lucile Uda

Tutti gli estratti di testo citati appartengono al testo "Global Tools: gli strumenti di una scuola possibile", di Valerio Borgonuovo e Silvia Franceschini, contenuto nel libro Global Tools. Quando l'educazione coinciderà con la vita, pubblicato da Nero nel 2018.

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