La Biblioteca del Congresso a Washington D.C. è la biblioteca più grande del mondo. Questo grande archivio di conoscenza e creatività è stato istituito nel 1800, quando il Presidente degli Stati Uniti John Adams firmò una legge per il trasferimento del governo degli Stati Uniti all’attuale sede del Campidoglio.
Dai volumi dello statista americano Thomas Jefferson fino al materiale contemporaneo, la biblioteca più grande del mondo comprende oggi circa 32 milioni di libri catalogati in 470 lingue, oltre 61 milioni di manoscritti, la più grande collezione di libri rari del Nord America, un milione di riviste pubblicate in tutto il mondo negli ultimi tre secoli, un milione di quotidiani, 120.000 numeri di fumetti, 5,3 milioni di mappe, 6 milioni di spartiti musicali, oltre a stampe, immagini fotografiche, registrazioni audio, disegni architettonici e opere d’arte. Dal 2010 la Biblioteca del Congresso archivia anche una selezione di tweet realizzati da cittadini americani e da istituzioni pubbliche.
Questo grandissimo patrimonio è ospitato fisicamente in tre edifici nel quartiere del Campidoglio, che sono collegati tra loro da passaggi sotterranei, in modo che gli utenti possano visitarli passando solo una volta dai controlli di sicurezza. Si stima che se tutti i libri posseduti dalla Biblioteca del Congresso fossero digitalizzati, come testo semplice, occuperebbero circa 20 terabyte di memoria: sarebbe possibile racchiuderli in un hard disk dal volume di 16 x 10 x 18 cm e dal costo inferiore ai 1.000 euro.
Qual è il futuro delle biblioteche? La chiusura delle sedi fisiche e il trasferimento in un nuovo contesto digitale? Oppure dovrebbero continuare ad accumulare manufatti? Una risposta ibrida ce la dà la New York Public Library (NYPL), una rete di strutture distribuite nei quartieri Manhattan, Bronx e Staten Island, che in totale conta oltre 50 milioni di volumi, un numero superato soltanto dalla Biblioteca del Congresso e dalla British Library di Londra. Oltre che essere un servizio per i cittadini della Grande Mela, la NYPL ha iniziato parallelamente un processo di digitalizzazione, che dal 2016 ha reso disponibili alla consultazione online circa 180 mila documenti tra mappe, manifesti, manoscritti, spartiti, disegni, fotografie, lettere, testi antichi…
Nel 2018 la stessa biblioteca newyorkese ha avviato anche un progetto su Instagram chiamato NYPL Insta Novels, che rende fruibili sul social network interi libri, che possono essere letti come delle Instagram Stories. I testi dei romanzi – tra cui Alice nel paese delle meraviglie di Lewis Carroll, La metamorfosi di Franz Kafka e Canto di Natale di Charles Dickens – sono accompagnati da video e immagini realizzate ad hoc da artisti e designer, che aiutano e completano la lettura.
Inventare nuovi modi di fruizione e di coinvolgimento del pubblico è la sfida di queste istituzioni antiche. Non sembra esserci riuscita la spettacolare Biblioteca Tianjin Binhai, in Cina, costruita nel 2017 dallo studio olandese MVRDV. Nonostante le sue linee sinuose abbiano attratto milioni di turisti da tutto il mondo, la struttura ospita soltanto 200.000 volumi, mentre gli scaffali presentano delle finte immagini di libri che non li fanno sembrare desolatamente vuoti. L’edificio sembra essere stato progettato per essere fotografato e vissuto sui social, piuttosto che essere utilizzato realmente.
Sarà questo il futuro delle librerie? Crediamo di no. E forse è per questo che due tra le prime biblioteche più grandi al mondo siano state aperte nel Diciannovesimo secolo e sono tutt’ora in funzione e utili nel loro obbiettivo principale: conservare e diffondere la conoscenza.