Il Comune di Istanbul ha da poco installato un padiglione temporaneo in piazza Taksim, battezzato “Sosta d’Incontro” e concepito come luogo di aggregazione e confronto per la durata del processo di riprogettazione della piazza.
Progettato dallo studio I.N.D., la struttura in acciaio e legno consiste di due gradonate speculari che creano uno spazio per eventi e al tempo stesso fungono da copertura per una superficie espositiva sottostante.
A soli due giorni dal’inaugurazione, la Sovrintendenza ai Beni Culturali ha annunciato che la struttura non dispone dei permessi necessari per l’occupazione del suolo, e va dunque smantellata. A quanto sembra, verrà trasferita tra pochi giorni in un quartiere periferico.
Dietro questa diatriba legale è chiaramente leggibile la tensione tra il Municipio (dall’anno scorso controllato dall’opposizione) e il governo centrale per il controllo simbolico e fisico dello spazio della piazza.
La prima mostra ospitata nel padiglione, dal titolo “Taksim, il Cuore di Istanbul” e curata dal Centro Studi di Istanbul (Istanbul Araştırma Merkezi), espone la storia del luogo presentando eventi come la rivolta di Gezi e la marcia annuale del Pride (proibita dal 2016).
Anche il cosidetto “Centro Espositivo Digitale”, un tendone che ospita una mostra propagandistica sul tentato colpo di stato del 2016 e la “vittoria della democrazia”, dovrà essere rimosso. C’è chi fa notare che la struttura, gestita dal governo di Ankara, sia rimasta nella piazza per mesi senza che la Sovrintendenza dimostrasse lo stesso zelo riservato al padiglione.
In concomitanza con la dichiarazione della Sovrintendenza è stata annunciata l’assoluzione nel processo per le proteste di Gezi Park per gli imputati – figure di spicco della società civile, tra cui la direttrice della Camera degli Architetti, Mücella Yapıcı. Durante le manifestazioni, Taksim era divenuta sinonimo di opposizione al governo di Erdoğan.