Il declino del welfare, come inteso in epoca moderna, è stato accompagnato molto spesso dal deterioramento e dalla scomparsa del patrimonio immobiliare dove se ne svolgevano le funzioni. Scomparsa fisica, tramite abbandono o demolizione, ma anche scomparsa simbolica, con l’edificio pubblico che si è fatto via via più dimesso, mesto, sottodimensionato, inefficiente. La piscina Dezső Gyarmati di Plant e Tecton, a Buda, contraddice questa tendenza, costituendosi come un vero e proprio ‘monumento’ contemporaneo all’arte natatoria.
Molti elementi contribuiscono a questa inattesa riabilitazione: l’imponente volta a botte che si eleva sopra la vasca olimpionica, l’elegante ‘plissettatura’ delle facciate, l’allineamento dell’atrio d’ingresso e delle due piscine principali (di cui una all’aperto) in una sequenza quasi processionale di aule, oltre che la complessiva generosità di tutti gli spazi, quantitativa e qualitativa.
Certamente, si potrà obiettare al progetto la leziosità di molti dettagli dorati, come le sottili lamelle che ne scandiscono i prospetti, e anche una certa pretenziosità di alcuni rivestimenti interni, alla cui selezione certamente non ha contribuito la scelta di aderire al concept non proprio innovativo della “distinzione tra sporco [scuro]e pulito [chiaro]”. Rispetto alle premesse di questa riflessione, però, si tratta di peccati veniali: la questione di principio, qui, è decisamente più importante di quella di gusto.
- Progetto:
- piscina Dezső Gyarmati
- Programma:
- piscine pubbliche
- Luogo:
- Buda, Ungheria
- Architetti:
- Plan e Tecton
- Team Plant:
- Péter Kis, Bea Molnár, Anikó Tóth, Zsolt Krausz
- Team Tecton:
- Béla Varga, Tamás Ükös, Péter Tokaji, Dalma Szunyoghy-Kollár
- Progetto d'interni:
- Plant
- Completamento:
- 2019