Già alcuni anni fa, si era sentito parlare del progetto del ponte sullo Stretto di Messina. Era stato fatto da un gruppo di professionisti che, credo al modico costo di 300 milioni di euro, avevano ipotizzato una copia del Golden Gate di San Francisco. Una vergogna sotto diversi punti di vista. Il più grave: “l’Italia non copia”. Più recentemente, il nostro Primo Ministro ha espresso l’interesse a riprendere l’idea dell’unione fisica della Sicilia al continente. Qualche giorno dopo è apparsa su alcuni giornali italiani l’ipotesi di un tunnel sottomarino.
Forse un sogno, ma con i sogni l’umanità ha realizzato le bellezze del mondo.
In Italia abbiamo una tradizione molto originale e unica dei ponti abitati: Ponte Vecchio a Firenze e il Ponte di Rialto a Venezia ne sono gli esempi più straordinari e invidiati. Nel mondo ci sono alcune decine di tunnel e, dunque, qual è l’interesse a realizzarne un altro, uno dei tanti, nascosto, privo di prestigio e d’immagine per la nostra Italia che ne ha urgente bisogno? Sarebbe bene ricordare cosa fece l’America in un momento difficile come il nostro quando, nel 1929, con il generoso contributo dei suoi cittadini, diede inizio a un’opera esemplare e carismatica, il Rockefeller Center, spronando l’orgoglio della nazione e provocando la fine della depressione.
Un tunnel sarebbe forse meno costoso, ma incapace di dare al nostro Paese il prestigio di cui abbiamo bisogno, ricordandoci che siamo ancora in grado di scoprire, inventare e innovare. Il ponte dovrebbe essere fatto con il contributo delle regioni italiane. Si immagini un’opera con 20 committenti, le regioni italiane, ognuna con un diverso architetto, per progettare 20 piloni di un ponte dalla forma sinuosa che ricorda la lettera ‘S’ di Sicilia. Ogni pilone offre il sostegno al tappeto stradale e ferroviario, ma anche il supporto per volumi costruiti, dove ogni regione espone se stessa, le sue qualità e ricchezze.
Un ponte-showroom dell’Italia, un’attrazione che, per essere attraversata, potrebbe richiedere qualche minuto o una settimana. Naturalmente, non dovrebbero mancare alberghi dalle strepitose vedute, ristoranti e negozi. Un ponte così concepito sarebbe un’attrattiva per il mondo intero e un mezzo per risvegliare l’orgoglio dei miei connazionali. Tutte le categorie del lavoro dovrebbero partecipare a questa storica impresa nazionale e sono certo che, per la sua realizzazione, si potrebbe usufruire di investimenti provenienti da altri Paesi. In ultimo, le maestranze oggi impiegate nei traghetti verrebbero reintegrate nella gestione del ponte. Forse un sogno, ma con i sogni l’umanità ha realizzato le bellezze del mondo. Molte si trovano in Italia, dove grandi creatori e visionari hanno lasciato infiniti esempi da seguire: saremo oggi in grado di imparare da loro?
Immagine di apertura: Uno schizzo di progetto per un ponte sullo Stretto di Messina. © Gaetano Pesce