Nato alla viglia del solstizio d’estate 1986, quando i fondatori Larry Harvey e Jerry James diedero fuoco ad un gigantesco falò a forma d’uomo sulla spiaggia di San Francisco, nel giro di tre decenni Burning Man si è evoluto in uno dei più frequentati ed attesi festival al mondo. Lo scopo di fondare e seguire lo sviluppo di una città nel mezzo del deserto del Nevada, in un arco di dieci giorni e senza ogni forma di denaro, ha contribuito a fare dell’evento qualcosa che va oltre un semplice festival.
Incarnando lo spirito libertario americano, Burning Man è infatti diventato la meta prediletta dell’élite della Silicon Valley; come se fosse il Coachella dei liberi pensatori e dei filosofi da Bignami. Durante la durata del festival i partecipanti allestiscono sculture, installazioni e altre opere d’arte collettive, trasformando così Black Rock City in una comune utopica capace di ospitare, nell’ultima edizione, più di 78.000 campeggiatori.
Preoccupazioni etiche e ambientaliste
L’assenza di Burning Man per il secondo anno di fila, però, solleva dubbi sia etici che strutturali sullo stato attuale, ma anche futuro, dell’evento.
Le restrizioni dovute al Covid, infatti, sono solo parte dei problemi davanti a cui si trovano gli organizzatori del festival. In seguito all’edizione del 2019 le autorità competenti del Nevada hanno iniziato a manifestare le loro preoccupazioni riguardo l’impatto ambientale che Burning Man ha sull’area di deserto utilizzata. Nell’arco di tempo che va dalle settimane che precedono l’evento, sino a quella della sua conclusione, la popolazione dell'altrimenti deserta Black Rock City aumenta dell’800% con conseguenze devastanti su un’area geologica tutelata dalle leggi federali.
Nonostante l’etica neo-hippy alle radici di Burning Man, le autorità dello stato del Nevada hanno vociato il loro disappunto riguardo la quantità di spazzatura abbandonata sul sito, oltre ad esprimere le loro preoccupazioni per la sicurezza delle migliaia di partecipanti in tempi di crescente minaccia terroristica.
Può una soluzione in pianta permanente salvare Burning Man?
Burning Man sembra dunque essere arrivato dinanzi a un bivio: rispettare le regole imposte – con relativa limitazione al numero di partecipanti futuri, in controtendenza con le ambizioni di crescita degli organizzatori – o intraprendere una svolta del tutto indipendente ed anarchica?
Effettivamente, fa riflettere come un evento nato con forti principi controculturali che rigettavano esplicitamente, anche se per poco più di una settimana, la società civile e le sue norme codificate, stia rispettando imposizioni sovrastrutturali in materia di Covid. Per quanto la gestione di una popolazione di migliaia di partecipanti possa rappresentare una sfida importante durante la pandemia, il Covid ha però offerto agli adepti di Burning Man un’occasione unica per immergersi completamente in uno stile di vita da lungo ambito ed improntato su un modello comunitario extra-urbano tipo Decamerone.
Se una svolta risoluta non verrà intrapresa, magari proprio a partire dal 2021 o 2022, c’è il rischio che Black Rock City possa presto ritornare del tutto al suo stato originario di completa desertificazione. Considerando, poi, che gli eventi affollati non sembrano destinati a prendere luogo come li abbiamo sinora conosciuti in un futuro immediato, è evidente che Burning Man necessita di un ripensamento strutturale.
Passato l'entusiasmo per l'edizione virtuale dello scorso anno, spalmare il festival su più settimane, così da far fronte alla necessità di organizzare eventi con un limitato numero di partecipanti, potrebbe essere una soluzione. Ciò rappresenterebbe, però, la perdita dello spirito originario di Burning Man, il cui fulcro ed essenza era il falò collettivo che salutava il solstizio d’estate. Perciò, trasformare Black Rock City in uno stanziamento permanente rappresenterebbe un importante passo verso l’adempimento dell’utopia che Burning Man vuole incarnare.
Gli organizzatori dell'evento, infatti, stanno guardando in questa direzione da anni, cioè da quando nel 2016 hanno acquistato Fly Ranch, una superficie di 38.000 acri vicino a Black Rock City. L'area è stata oggetto di una competizione con cui Burning Man, in partnership con Land Art Generator Initiative, ha voluto coinvolgere architetti in tutto il mondo allo scopo di progettare un futuro insediamento permanente.
Al fine di non acuire le già esistenti tensioni con le autorità del Nevada, i dieci progetti vincitori del concorso hanno fatto della sostenibilità - un obiettivo che Burning Man ambisce a raggiungere entro il 2030 - il loro fulcro. Sebbene il terreno del Fly Ranch sia stato legalmente acquistato, senza dubbio l'idea dell'occupazione di una superficie deserta contribuirebbe, però. a riportare Burning Man vicino alle sue radici anarchiche; si spera senza le degenerazioni proprie della comune della Manson Family.