Conosciamo Davos come il luogo dove una volta all’anno leader mondiali, imprenditori di successo e influenti celebrità si riuniscono per discutere di tematiche-chiave per il futuro del nostro pianeta. Tuttavia, oltre a incontri istituzionali e feste mondane, cosa accade per qualche giorno ogni gennaio in questo resort incastonato nel paesaggio delle Alpi svizzere?
Di certo, lo spazio aereo sopra Zurigo diventa molto trafficato. Circa 3.000 partecipanti viaggiano da 110 Paesi con jet ed elicotteri privati per prendere parte al World Economic Forum (WEF). Oltre a un eliporto costruito apposita- mente ai margini di Davos, quest’anno (22– 25.1.2019) è stata anche aggiunta una nuova stazione provvisoria nei pressi del Centro congressi, sede del Forum. Per ragioni logistiche e di sicurezza, il traffico urbano viene strettamn- te controllato. Blocchi stradali impediscono l’accesso alle aree ristrette e servizi di shuttle bus garantiscono collegamenti ininterrotti con il centro cittadino.
Ma è solo quando si fa una camminata lungo la Promenade, una delle due vie principali, che si realizza appieno l’impatto che eventi eccezionali come questo possono avere su piccole realtà come Davos. Come immersa in un set cinematografico, la città cambia radicalmente il suo aspetto urbano, le caratteristiche dei suoi spazi, e le sue attività quotidiane per rispondere al meglio alle esigenze dell’evento e sfruttarne le opportunità. Edifici e padiglioni temporanei vengono assemblati tra residenze e negozi loca- li e, a volte, anche al di sopra di essi.
Strutture pop-up occupano parte dello spazio pubblico nella Promenade. Facebook, per esempio, costruisce di fianco al Museo Kirchner la propria house, una struttura in legno di tre piani. Insegne di aziende e cartelloni pubblicitari tappezzano facciate di edifici a ogni angolo. Inoltre, infra- strutture ad-hoc per forze dell’ordine e media televisivi contribuiscono ulteriormente alla metamorfosi tangibile di Davos. Persino l’edificio della chiesa viene convertito nel ‘santuario’.
Affittata da grandi multinazionali e giganti del mondo hi-tech, la chiesa diventa uno spazio per CEO e VIP dove incontrarsi e scambiare idee. È qui che si fanno i veri affari. Non sorprende quindi che, per aggiudicarsi i punti migliori lungo la Promenade, le chiavi di negozi di abbigliamento o di saloni di bellezza siano cedute a caro prezzo. La parrucchiera Barbara Lanz, per esempio, nelle scorse edizioni ha subaffittato il suo salo- ne a Generali, spostandosi tra hotel e appartamenti con i suoi attrezzi del mestiere per curare il look dei partecipanti. Un risvolto proficuo al suo business quotidiano.
In effetti, oltre ai cambiamenti più visibili del breve periodo, le trasformazioni a livello socia- le ed economico sono certamente quelle di maggiore risonanza, anche se più nascoste. Con tariffe che salgono alle stelle, durante il Forum i proprietari d’immobili di Davos possono guadagnare in un paio di settimane tanto quanto affittando l’immobile per l’intero anno.
Dato lo scarso incentivo, molti spazi restano liberi sia prima sia dopo il WEF. Nel 2018, addirittura 70 unità sarebbero rimaste vuote. S’innesca così una reazione a catena, con un’attrattività del luogo che va scemando e che spinge molte realtà commerciali a cambiare sede o a chiudere i battenti. Per attività come quelle del settore alimentare, il Forum è quindi sinonimo di sopravvivenza. Durante il WEF, il proprietario di Früchte Waser importa frutta e verdura da tutto il mondo per soddisfare i gusti multiculturali ed esigenti degli ospiti. Ma non tutti i citta- dini rispondono con lo stesso sorriso del signor Waser. Per Daniel Paschoud, che gestisce un noleggio di sci, il Forum toglie, invece di dare. In passato, era anche un’occasione per le persona- lità e le loro famiglie per godersi del tempo libero e andare a sciare. Oggi, si vedono solamente abiti eleganti in paese e piste deserte in quota. Per qualche residente si tratta di un buon periodo per lasciare la città e andare in vacanza, scappando dai controlli di sicurezza per le strade e dalla vista dei cecchini appostati sui tetti dei palazzi. Che si tratti di cedere il proprio salone di bellezza o di prendere una pausa dall’attività di maestro di sci per accompagnare gli imprenditori per la città, di certo la vita degli abitanti di Davos è fortemente influenzata dal Forum.
Nonostante le ripercussioni strutturali più profonde siano difficili da decifrare e probabilmente vadano al di là del WEF, il paese si trova da anni di fronte a questo paradosso: abbraccia- re le opportunità offerte dall’ospitare il “festival del business” più importante del mondo da un lato, e pagarne le conseguenze dall’altro.
Gli architetti locali si lamentano del fatto che la qualità dell’ambiente costruito non sia mi- gliorata nel tempo. Malgrado il Forum porti 40 milioni di dollari all’economia locale, il contesto architettonico beneficia appena dell’indotto di questo evento globale. I siti urbani post-Expo ne sanno qualcosa a riguardo. Quest’anno, il Comune di Davos ha sviluppato un masterplan per coordinare i flussi del traffico urbano, regolamentare le costruzioni provvisorie e offrire linee-guida progettuali per la conversione di spa- zi e l’affissione d’insegne. Sono le prime misure per smussare l’impatto dicotomico sulle dinaiche urbane e la comunità locale.