Marte, la Nasa premia un progetto di case verticali stampate in 3D

Spacefactory ha progettato una casa su Marte per le missioni della Nasa con materiali alieni e una struttura verticale ad hoc.

Space Factory, Casa su Marte

La vita su Marte non è più solo una canzone di David Bowie, ma una realtà pensata. Che caratteristiche deve avere una casa su Marte? Deve essere verticale, perché in questo modo si riesce a ricreare e a mantenere un atmosfera simile a quella della Terra. Questo secondo Spacefactory che propone “Marsha” come abitazione su Marte, premiata dalla Nasa con circa 20 mila dollari. La casa è fatta per autoprodursi con risorse locali attraverso le stampe 3D. Si parte da un ambiente verticale che riduce l’area di superficie i materiali necessari; con il diametro ridotto diminuiscono anche le sollecitazioni strutturali alla base, dove le forze di sollevamento richiedono ancoraggio su un terreno incerto. A differenza delle cupole terrestri, non c’è nella sommità una parte di volume inutilizzata. Il modo più diretto per ridurre il carico strutturale e massimizzare è aggiungere lo spazio verticalmente. 

Il modo più diretto per diminuire il carico strutturale e massimizzare lo spazio è aggiungere lo spazio verticalmente. Il tutto è prodotto con dei componenti a forma di cilindri stampabili in 3d sul luogo. Su Marte c'è un altro problema: la forte escursione termica, per cui i materiali di costruzione devono essere in grado di resistere a grandi sbalzi di temperature. Ecco perché spacefactory ha pensato a una struttura doppio strato, con una parte interna abitabile completamente separata da quella esterna, ottenendo un sistema a doppio involucro. Attraverso l’ampio lucernario pieno d’acqua e le finestre intermittenti, lo spazio tra questi due gusci agisce come un pozzo di luce che collega ogni livello con una luce naturale diffusa e un’illuminazione circadiana che ricrea condizioni di illuminazione terrestre con un sano equilibrio cronobiologico, indipendentemente dalle condizioni estreme al di fuori dell’habitat.  Il layout deve riflettere il flusso rigoroso di compiti tipici delle missioni spaziali. Ma dal momento che la salute  mentale  e sociale dell’equipaggio sono punti  critici, l’ habitat dovrebbe offrire elementi di sorpresa in modo che sia contemplato anche il tempo libero. Lo spazio è suddiviso in due: a terra c'è il collegamento con l’esterno, e all’altezza di 34 metri c’è la cucina e l’hub principale. Al terzo livello ci sono le cabine individuali e il giardino idroponico e i servizi igienici. All’ultimo piano c'è la skyroom dedicata all’attività fisica e ricreativa. Ogni livello ha almeno una finestra, per avere una apertura a 360 gradi. I materiali devono essere pensati per l’ambiente alieno, adatto alla stampa 3d. Si è pensato alla bioplastica, che sulla terra viene prodotta dai vegetali ed reperibile anche su Marte. Il tutto senza riferirsi ai materiali petrolchimici della Terra. Insieme alla bioplastica come materiale di riferimento c’è la fibra di basalto, minerale che si trova su Marte, fortemente isolante. C'è anche un calcestruzzo marziano, con una duttilità simile al metallo. 

Progetto:
Marsha
Architettura:
Spacefactory
Team:
Jeffrey Montes (Team Leader), David Malott AIASima Shahverdi, David Riedell, Michael Bentley, Tony Jin

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