Nell’immensa dispersione urbana lombarda, dove lo spettro dell’inconsistenza architettonica si estende dai simil-Aldo Rossi (mattoni, simmetria e ‘verde Malpensa’, un omaggio alla peculiare tonalità tipica dell’aeroporto regionale) ai simil-Álvaro Siza (intonaco bianco, volumi in libertà e una certa ‘lucidità’ da centro benessere), pure un potente lanternino riesce a rintracciare episodi di qualità architettonica. Nel 2009 Pietro Ferrario e Francesco Enea Castellanza fondano OASI Architects, con sede nell’assai dispersa e lombardissima Busto Arsizio. Non troppo lontano, costruiscono una casa unifamiliare che mette in discussione con intelligenza tanto le spazialità da catalogo quanto le estetiche consolidate dell’edilizia residenziale corrente. 

Il progetto per la FGN House s’imposta su tre volumi parallelepipedi sfalsati, e sugli spazi che essi generano nella relazione con una potente soletta di calcestruzzo, il cui perimetro collega tutti i vertici della composizione: un patio d’ingresso, gli ambienti differenziati di un giardino privato, che per una volta non è ridotto a semplice spazio di risulta tra l’edificio e il confine del lotto, e un tetto terrazza. La composizione è controllata, ma articolata e non priva di licenze poetiche (un pilastrino rosso a base circolare fa capolino sotto l’unica falda, forse un’allusione dimezzata al profilo tradizionale della ‘casetta’), il linguaggio scarno (calcestruzzo a vista, serramenti di legno chiaro). 
Reinterpretazione colta e attuale della tipologia della villetta suburbana, la FGN House emerge dal suo intorno come un extraterrestre. Esploratore in incognito in un contesto che gli è apparentemente ostile, l’edificio si fa introverso, si ripiega prudentemente su sé stesso e sul piccolo frutteto che ha in dote, minuscola quota di proprietà dell’Eden verde padano infinitamente parcellizzato.