Dallo scorso 29 giugno 2018 il Centre d’Art Santa Mònica, l’ex convento rinascimentale del XVII secolo nella vivace Rambla di Barcellona convertito in centro per le arti e la cultura contemporanee, ospita la mostra “auto-màtic”. Sotto la direzione dell’architetto svizzero-belga Edouard Cabay, fondatore dello studio di architettura sperimentale Appareil e professore presso l’IAAC – Institute for Advanced Architecture of Catalonia, “auto-màtic” nasce all’interno del progetto di ricerca “Machinic Protocols” e mira a esplorare il potenziale – e i limiti – del disegno generativo, offrendo una riflessione molto affascinante su come l’automazione stia rivoluzionando il modo di lavorare di architetti, designer e creativi in generale.
È possibile dare vita a processi creativi in grado di fare a meno dell’intelletto umano? Cabay fa riferimento al surrealista André Breton e alla scrittura automatica, la pratica artistico-letteraria da lui teorizzata nel 1924 volta a scavalcare il controllo della ragione e a mettere allo scoperto la forza creativa dell’inconscio. Nel caso di “auto-màtic”, però, questo concetto si espande ulteriormente ed è la tecnologia a essere protagonista del processo creativo: sono infatti computer, bracci robotici e simili a dialogare col foglio bianco. Non a caso, il titolo della mostra è un omaggio alle sculture “Metá-matics” dell’artista svizzero Jean Tinguely, che negli anni Cinquanta aveva riflettuto sulla dilagante intrusione della tecnologia nella società – e quindi nell’arte – andando a mettere in discussione il ruolo dell’artista, dell’opera d’arte e dello spettatore.
Chi è l’autore di un disegno realizzato da una macchina e quindi privo di quell’elemento inequivocabile di autenticità e creatività intrinseco nella “mano dell’artista”? Secondo Cabay la risposta può esse una sola: molteplici. Gli oltre 120 disegni in mostra al Centre d’Art Santa Mònica sono infatti il risultato della collaborazione di più di 80 persone tra informatici, programmatori, architetti e designer. Più che all’atto meccanico di per sé, “auto-màtic” si riferisce quindi a una metodologia, a un processo automatizzato nel quale l’autore-designer diviene un semplice spettatore.
Il percorso espositivo ruota attorno a tre serie intitolate “Plots” (2018), “Scripts” (2017) e “Traces” (2016). Nella prima, la più recente, un protocollo, ossia un set di istruzioni, viene impartito usando tre linguaggi diversi ad altrettanti esecutori: a un computer sotto forma di algoritmo, a un robot sotto forma di codice numerico e a una persona sotto forma di testo scritto. Ne risultano tre disegni diversi, così che ognuno dei dieci progetti che compongono la serie assume la struttura di un trittico. Ispirata a temi come l’infinità dei movimenti compiuti da una mano o i suoni della quotidianità, la serie esplora il concetto di “copia” e la possibilità di ottenere esiti simili utilizzando strumenti e metodologie diversi.
Nella serie “Scripts” impulsi indotti elettronicamente attivano un meccanismo connesso a una penna, trasformando in visualizzazioni grafiche l’input ricevuto dall’ambiente esterno sotto forma di dati numerici. Riproducono invece fenomeni fisici come il vento i disegni di “Traces”, paragonabili a una sorta di time-lapse della natura: è il caso ad esempio di un pendolo galleggiante che mette nero su bianco il ritmo e la frequenza delle onde del mare.
“auto-màtic” è una mostra “in divenire”. Cabay e i suoi collaboratori si ritrovano giornalmente per un paio d’ore e sperimentano con il codice di programmazione delle due installazioni performative presentate al Centre d’Art Santa Mònica. Al piano terra il team ha infatti creato un dispositivo che “dipinge” in stile d’ispirazione puntinista, mentre in “Vientos de Alisisos” (2018) una serie di ventilatori disposti a cerchio dialoga con una piccola vela con penna integrata, che disegna senza sosta cullata dai diversi getti d’aria.
Nonostante sia abituato a progettare e a lavorare con strumenti precisi quasi al 100%, Cabay è convinto che la bellezza stia nell’imprevisto, nelle imprecisioni, nella scoperta. E forse è proprio questo il messaggio di “auto-màtic”: è sì possibile scrivere un protocollo e ideare un dispositivo che lo esegua, ma non si potrà mai comunque determinarne l’esito con assoluta certezza. Ancora più straordinario dell’immenso potenziale della tecnologia – e del design – è il potere del caso.
- Titolo mostra:
- auto-màtic
- Date di apertura:
- 29 giugno – 2 settembre 2018
- Sede:
- Arts Santa Mònica, Barcellona
- Curatore:
- Edouard Cabay