L’architettura moderna australiana è rappresentata da alcuni architetti celebri come Roy Grounds, Robin Boyd e Harry Seidler, che importarono nel paese l’idealismo modernista. Ma c’erano moltissimi altri architetti, soprattutto immigrati, arrivati in Australia durante o dopo la guerra, dall’ex Cecoslovacchia, dalla Bulgaria, dalla Romania, dalla Polonia e dall’Ungheria. Ernest Fooks (1906-1985) era uno di loro.
Fooks era nato nel 1906 a Bratislava, in Cecoslovacchia, e il suo nome originario era Ernest Leslie Fuchs. Due anni dopo la sua famiglia si trasferì a Vienna, dove il giovane Ernest studiò architettura, ottenendo un dottorato in urbanistica. Lavorò poi nello studio d’architettura Theiss & Jaksch, dove conobbe Bernard Rudofsky che, come Fooks, metteva in discussione il Modernismo razionalista in favore di un’espressione naturale dello spazio di vita. Più tardi Fooks incontrò Noemi, che sarebbe diventata sua moglie. Nel 1939 emigrarono in Canada e poi si stabilirono in Australia.
A Melbourne Fooks lavorò prima come membro della Commissione per l’edilizia abitativa dello Stato di Victoria. Ci rimase però solo pochi anni e, deluso dalla burocrazia dell’urbanistica, nel 1948 decise di aprire un suo studio d’architettura. Anche se Fooks più tardi si dedicò prevalentemente al progetto di case unifamiliari, non abbandonò mai il tema dell’urbanistica. Scrisse parecchie pubblicazioni sulla pianificazione urbana, tra cui il celebre Xray the City, che tratta la questione della densità demografica.
Negli anni Cinquanta e Sessanta Fooks divenne un maestro nei progetti modernisti di case spaziose, concepite come strutture urbane in miniatura, residenze ampie e aperte che univano gli influssi della modernità europea, la sensualità scandinava per i materiali, la ricchezza formale dell’architettura organica americana e la raffinatezza degli spazi residenziali giapponesi. Fooks affrontava i suoi progetti – per la maggior parte su commissione della ricca comunità ebraica di Melbourne – in modo globale, secondo il concetto della Gesamtkunstwerk, progettando tutto dal pavimento al soffitto, con personalissime soluzioni d’architettura d’interni.
La sua casa, completata nel 1967, è il più importante esempio della sua concezione residenziale. L’esterno, sommesso e su un unico piano, svela il suo fascino all’interno. È dominato da un grande spazio di soggiorno dall’alto soffitto, che ricorda i primi interni di Alvar Aalto. Il soffitto ondulato rivestito di legno riprende l’interno della biblioteca di Viipuri di Aalto, del 1935. Anche altri tratti ricordano la raffinatezza del progetto scandinavo: tutto l’arredamento, gli impianti, il bar, il sistemi di contenitori della cucina. Ernest Fooks dedicò la massima attenzione, progettandoli su misura, a componenti che conferiscono alla casa calore e piacevolezza. Gli ingressi agli altri ambienti, compresi la sala da pranzo, lo studio, la cucina e le camere da letto, sono separati dalla zona principale di soggiorno da pareti scorrevoli di ispirazione giapponese.
Il professor Alan Pert, che oggi abita la casa con la famiglia, la descrive nel modo migliore. Nelle sue pubblicazioni su Ernest Fooks la definisce “una casa modernista fuori dagli schemi”, mettendo in luce i tipici principi progettuali di Fooks. L’architetto mirava a realizzare uno spazio domestico raffinato e confortevole, che esprimesse l’essenza del committente e il contesto, e non la radicale standardizzazione modernista priva d’emozione, divenuta la norma del mondo moderno dell’epoca.