L’università di architettura va in onda

La mostra “The University is Now on Air” al CCA di Montreal racconta la storia della Open University, radicale progetto britannico nato negli anni Settanta per diffondere il sapere via radio e televisione.

“The University is Now on Air” al CCA di Montreal

“Il medium è il messaggio” è una celebre citazione del professore canadese Marshall McLuhan che risale alla metà degli anni Sessanta, un’epoca in cui, nelle culture postbelliche occidentali, la televisione e la radio stavano diffondendo nuove forme di alfabetizzazione e di consapevolezza. Circa nello stesso periodo a Milton Keynes, in Gran Bretagna, veniva varata l’Open University, un nuovo progetto sociale per l’istruzione di massa attraverso i media. Trasmetteva materiali per la didattica a distanza con la collaborazione di una complessa rete di tutor locali, organizzati in centri regionali, per diffondere il sapere su tutto il territorio, con l’accompagnamento di un vasto arsenale di materiali di ogni genere. L’Open University, esperimento pedagogico senza precedenti, era parte del programma progressista di riforme sociali del Partito Laburista inglese, al potere tra il 1964 e il 1970.

Uno studente assiste a una trasmissione della Open University alla TV, 9 febbraio 1971. Photo Peter Trulock. Hulton Archive, Getty Images
Uno studente assiste a una trasmissione della Open University alla TV, 9 febbraio 1971. Photo Peter Trulock. Hulton Archive, Getty Images

Fino al primo di aprile, il Canadian Centre for Architecture (CCA) di Montréal presenta “The University is Now on Air: Broadcasting Modern Architecture” (“L’università in onda: la radio e la televisione per l’architettura moderna”). La mostra, curata da Joaquim Moreno, analizza nei minimi particolari lo specifico e pionieristico corso “A305, Storia dell’architettura e del design, 1890-1939”, corso universitario di terzo anno realizzato dall’Open University. E, attraverso trasmissioni radiofoniche e televisive tra il 1975 e il 1982, delinea l’affascinante ritratto di un’epoca tanto vicina eppure appartenente al passato. In sintesi, la mostra presenta l’Open University come qualcosa di più di una semplice iniziativa di istruzione a distanza: analizza e svela un progetto radicale che mirava alla diffusione del sapere tramite la convergenza di mass media e istruzione di massa.

Studente della Open University a casa propria accanto al figlio che fa i compiti, ca. 1973. © Open University
Studente della Open University a casa propria accanto al figlio che fa i compiti, ca. 1973. © Open University

“The University is Now on Air”, attenta indagine sulla storia recente, gioca su una serie di sovrapposizioni: materiali d’archivio ricchi e sostanziosi, cui il curatore sovrappone una lettura contemporanea con una collezione di testimonianze orali di quattro protagonisti di quell’epoca: il professor Tim Benton, lo storico dell’architettura Adrian Forty, il critico del design Stephen Bayley e il produttore della BBC Nick Levinson. A queste si sovrappongono l’architettura del CCA e quella di una riproduzione ideale di un interno britannico degli anni Settanta, realizzata dal gruppo di progettazione di allestimenti APPARATA, che ha sede a Londra e a Basilea. In più si aggiungono immagini ingrandite e didascalie, ben organizzati dai grafici berlinesi di Something Fantastic. Il tutto dà vita a un commento raffinato e intelligente: l’applicazione di una lettura contemporanea a un esperimento pur così profondamente radicato nell’etica del suo tempo.


Nella successione delle sale del CCA i visitatori della mostra sono invitati ad approfondire vari temi, tutti ricompresi nell’idea dell’Open University: una strategia pedagogica fondata sull’ideologia, l’analisi dell’esperienza quotidiana attraverso i nuovi mezzi di comunicazione, la democratizzazione dell’istruzione, i ruderi della modernità e, infine, la contrapposizione tra oggetti simbolici e oggetti anonimi. Entrando nello spazio espositivo, i visitatori sono invitati a salire su una piattaforma lievemente rialzata, uno spazio che rappresenta il settore delle trasmissioni radiotelevisive e l’aspetto pubblico dell’Open University. Vecchi divani e televisori ammucchiati a suggerire astrattamente gli interni britannici degli anni Settanta, mostrano al visitatore ciò che tutti potevano vedere e udire attraverso il canale della BBC in prima serata.

L’Open University non era un sistema di trasmissione centralizzato ma un’importante sistema di collaborazione tra i tutor (dotati di voce propria) e il gruppo che teneva il corso. I tutor erano il principale punto di contatto tra gli studenti dell’Open University, adulti che, tramite una lettura e un’interpretazione attente dei materiali didattici, esprimevano il loro punto di vista sui vari temi. In “The Factory of the Air” (“La fabbrica dell’etere”), la sezione della mostra che riguarda essenzialmente la logistica e la produzione, il curatore Joaquim Moreno presenta un pannello dedicato ai materiali didattici che venivano spediti per posta, presentando contemporaneamente l’architettura vuota della sede collocata nella New Town di Milton Keynes (la “Città dell’istruzione”) e la rete regionale dei centri di studio. In altre parole in questa sezione della mostra viene illustrata l’architettura fisica e ideale che stava dietro l’Open University.

La mostra, con la scenografia minimalista immaginata da APPARATA, rappresenta, ben al di là del macrocosmo del corso A305, una navicella del tempo e lo spaccato di un’epoca. Per esempio la sezione intitolata “L’aula della solitudine” illustra la letterale riduzione allo spazio domestico dell’apprendimento provocata dall’istruzione tramite i media, insieme con altri oggetti. In questa sala i visitatori della CCA possono osservare il particolarissimo Problem Identification Game o PIG (“Gioco dell’identificazione dei problemi”): un gioco da tavolo che suggerisce agli studenti come imparare, Nella mostra sono esposti anche i vari kit, libri di testo e dotazioni di materiali creativi, che indicano tutti un complesso sistema misto di istruzione porta a porta.

L’ultima sezione della mostra è dedicata ai rapporti tra il corso, il suo presente e la sua seconda vita. Qui Moreno spiega come l’A305 sia stato oggetto di una mostra alla Biennale d’Arte e Architettura di Venezia del 1976. Quando l’istruzione universitaria divenne di colpo accessibile alle masse le università italiane guardarono all’Open University come a un sistema da imitare. Materiali della mostra veneziana, insieme con una serie di copie illegali di cassette VHS e con una traduzione spagnola di alcuni dei materiali didattici dell’A305 inquadrano la seconda vita del corso, collocandone la sperimentazione in un contesto internazionale più vasto.

Frame della intervista tra Joaquim Moreno e Adrian Forty, che mostra i materiali del corso A305 unit 20, The Electric Home. Regia di Shahab Mihandoust, Londra, luglio 2017. © CCA
Frame della intervista tra Joaquim Moreno e Adrian Forty, che mostra i materiali del corso A305 unit 20, The Electric Home. Regia di Shahab Mihandoust, Londra, luglio 2017. © CCA

Il CCA, con “The University is now on Air”, analizza, più che gli specifici contenuti dell’A305, il meccanismo che stava dietro le quinte. L’A305, come molti altri corsi dell’Open University, trasmesso com’era in prima serata, non raggiungeva solo gli studenti ma toccava anche il pubblico generale, nella comodità del soggiorno britannico. E, come la mostra spiega, il corso, presentando una serie di architetture canoniche, andava anche a toccare i problemi reali dell’epoca: questioni di gusto, questioni di consapevolezza sociale e questioni di comprensione. E infine, da progetto politico di grande respiro, “università in onda” – come talvolta veniva chiamata – rappresentava una forte voce democratica e uno straordinario canale di emancipazione della donna. Ma soprattutto rappresentò l’ultima occasione in cui i mezzi di comunicazione di massa misero in sintonia società e cultura, compiendo la profezia di McLuhan e agendo da vero e proprio fattore di cambiamento sociale.

Titolo mostra:
The University Is Now on Air: Broadcasting Modern Architecture
Date di apertura:
15 novembre 2017 – 1 aprile 2018
Curatore:
Joaquim Moreno
Progetto allestimento:
APPARATA, London and Basel
Grafica:
Something Fantastic, Berlin
Sede:
CCA, Canadian Centre for Architecture
Indirizzo:
1920 rue Baile, Montreal

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