Il vostro studio si occupa di progetti molto diversi tra loro, con una predilezione per le infrastrutture. Come nasce questa vocazione?
Lo studio è stato fondato nel 2009, quando i quattro soci (Ana Castillo, Lieven De Groote, Jan Terwecoren e Annekatrien Verdickt) si sono candidati a un concorso per la progettazione di un nuovo centro di informazione turistica per il porto di Ghent. TETRA vinse il concorso e realizzò il centro. Le ricerche condotte all’epoca al porto di Ghent misero le basi del nostro interesse per le infrastrutture urbane. Pensiamo che la collocazione delle attività logistiche e industriali nella città contemporanea stia diventando sempre più significativa per l’evoluzione urbana del futuro. Queste attività hanno un ruolo vitale per le fortune economiche di una città. Garantiscono quotidianamente molti posti di lavoro e molti servizi. Servizi pubblici, raccolta dei rifiuti, riciclo e distribuzione sono indispensabili in una città e la prossimità è vitale per l’efficienza delle attività e dei trasporti.
Governi e imprese del settore sono consapevoli del bisogno di nuove prospettive sulla collocazione fisica della logistica e delle attività industriali, perché gli schemi di sviluppo tradizionali non sono sostenibili. Nel momento in cui la domanda di abitazioni cresce e la disponibilità di terreni si fa sempre più scarsa occorre affrontare la necessità di convivere con nuove strategie urbane. Molte società accettano questa sfida come un’occasione di migliorare l’immagine oscura (e spesso negativa) che i cittadini hanno della logistica e dell’industria. Se si rendono visibili queste attività i cittadini sono più coinvolti nella vita della città. In questo nuovo contesto l’architettura diventa un fattore importante. Il magazzino anonimo deve lasciare il posto a un’architettura integrata e di qualità. I progetti di TETRA sono sempre inseriti nel contesto urbano. Mirano a dare valore aggiunto alla città e alle sue infrastrutture. Il centro di informazione turistica del porto di Ghent, il villaggio dei materiali da costruzione del porto di Bruxelles, la stazione marittima delle navi da crociera di Papeete (nella Polinesia francese), il polo delle piccole imprese del porto di Le Havre (in Francia) e il progetto del complesso per il trattamento dei rifiuti Net Brussels sono altrettanti esempi di costruzioni relative a infrastrutture dell’ambiente urbano.
TETRA Architecten e la sostenibilità delle infrastrutture
Lo studio belga ha concepito uno schema circolare per analizzare gli elementi costitutivi della sostenibilità, che sta alla base di ciascun progetto.
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- Simona Bordone
- 01 dicembre 2017
- Bruxelles
Che cosa significa per voi ‘sostenibilità’? È un requisito di ogni progetto a cui lavorate?
La sostenibilità sta diventando un concetto ampio e suscettibile di molteplici interpretazioni. Noi crediamo che la sostenibilità sia, prima di tutto, questione di tempo e di luogo. Un edificio deve poter affrontare le prove del tempo senza aggiustamenti continui e costosi, per esempio a causa di presupposti concettuali sbagliati o per motivi di manutenzione. Deve essere abbastanza adattabile da adeguarsi al variare delle circostanze. Ciò non vuol dire che gli edifici debbano essere prodotti in serie oppure ripetitivi. A TETRA il processo creativo di ogni progetto parte dall’analisi del contesto e del sito. Il contesto spesso è qualcosa di più che un mero ambiente fisico. Occorre analizzare e sottoporre a sperimentazione vari aspetti, secondo il progetto. Tra questi ci possono essere lo scenario storico e culturale, la fabbricazione e i processi produttivi, i requisiti di programma, i flussi della circolazione, gli aspetti sociali, la fattibilità economica… Il risultato è sempre site specific, a misura del luogo. Quando un edificio si inserisce bene nel suo contesto generale e quando è generoso nei confronti del suo ambiente durerà di più e sarà accettato più facilmente dalla popolazione locale.
Pochi anni fa abbiamo messo a punto uno schema fatto a cerchi concentrici. Ogni cerchio rappresenta il ciclo di vita di un componente edilizio. Il cerchio più interno rappresenta la tinteggiatura (ciclo di vita di circa 5 anni), quello più esterno si riferisce al contesto (ciclo di vita plurisecolare). In mezzo ci sono le finiture (10 anni), gli impianti (20 anni) e gli elementi strutturali (100 anni e più). I cambiamenti del cerchio esterno richiedono gli sforzi maggiori, la maggior quantità di energia e sono i più costosi. Perciò, se vogliamo progettare edifici che si adattino a nuove esigenze, dobbiamo progettarli in modo che includano il maggior numero di cambiamenti possibile nei cerchi interni a termini più ravvicinati. I cerchi più esterni definiscono la qualità e la sostenibilità intrinseche di un edificio. Non sono quantificabili se non con la durata della loro vita. Consideriamo gli aspetti quantificabili dell’architettura sostenibile, come i valori dell’isolamento, la tenuta all’aria, la compattezza, l’orientamento, la ventilazione, l’energia… come alcuni degli strumenti tecnici con cui gli architetti devono lavorare come parte della loro responsabilità. Sono il bagaglio di un processo in cui la sostenibilità viene vista in modo olistico.
Perché avete pensato alla ristrutturazione di un impianto per il trattamento dei rifiuti lungo il Canale a Bruxelles, il progetto con cui avete vinto il primo premio ai Lafarge Holcim Awards? Era una richiesta della città?
Il progetto degli impianti Net Brussels è il risultato di un concorso che TETRA ha vinto nel 2016. Per organizzare il concorso il committente si era rivolto al bouwmeester, l’architetto comunale di Bruxelles, il cui compito è garantire la qualità dell’architettura e dello spazio urbano nell’area della Città metropolitana di Bruxelles. La natura logistica delle funzioni, la nostra esperienza nella zona del Canale (grazie al villaggio dei materiali da costruzione) e il nostro retroterra di architetti attivi a Bruxelles erano altrettanti inviti a partecipare al concorso.