Analizzando 50.000 post pubblicati in Rete tra giugno e novembre, Maria Novozhilova “tira le somme” di ciò che il pubblico dei social media ha scritto, pensato e commentato sulla Biennale di Koolhaas.
Il 23 di novembre ha chiuso i battenti, dopo 6 mesi, la 14. Biennale di Architettura di Venezia diretta da Rem Koolhaas. La chiusura di una Biennale è un evento generalmente trascurato. Tuttavia, è proprio partendo dalla fine e risalendo all’indietro, come un salmone contro corrente, che si può arrivare a un giudizio più completo di quello che è accaduto.
L’apertura della Biennale è caratterizzata dai vincitori ufficiali della mostra. Un susseguirsi di Leoni d’oro e d’argento e menzioni speciali assegnati dalla giuria ai diversi padiglioni o progetti di ricerca. È un premio top-down che, per molti, rimane un punto di riferimento indiscutibile.
Tuttavia, è soltanto alla chiusura dell’evento che diventa possibile “tirare le somme”, magari anche attraverso la produzione di classifiche “spontanee”, bottom-up, basate sui commenti di chi alla mostra c’è stato durante questi mesi. Ovvero, sulle opinioni dei visitatori.
Molti, infatti, di quelli che hanno visitato la Biennale di Venezia di persona hanno poi condiviso la propria esperienza, le rispettive preferenze e anche, perché no?, delusioni, sui canali social preferiti: da Twitter, a Faebook, a Instagram, passando per Google+ o YouTube. Altri, invece, si sono affidati più prosaicamente ai report sul web per farsi un’opinione, specie se risiedono dall’altra parte del globo. Complessivamente, i numeri sono tutt’altro che contenuti.
Solamente in lingua inglese, tra il 5 giugno e il 23 novembre, siamo infatti a circa 60.000 post o articoli, sulla base di quanto ci dice VOICES from the Blogs, spin-off e start-up dell’Università degli Studi di Milano che analizza il mondo virtuale giorno per giorno.
La prima notizia che emerge da quest’analisi delle social-preferenze è che quest’anno sono state le partecipazioni nazionali (47%) a conquistare il cuore dei visitatori. Mentre il 26,7% dei post discute espressamente degli spazi curati dal direttore Rem Koolhaas: il padiglione centrale “Elements of Architecture” e “Monditalia”. Il restante 26,3% parla dell’evento in modo generale.
Che la Biennale di quest’anno sia piaciuta è un fatto. Ma anche le delusioni non sono mancate. Così, tra chi si esprime in Rete, della Biennale di Venezia 2014, è piaciuta soprattutto l’anima multidisciplinare (18,5%), che ha prodotto un dibattito oltre l’architettura, per coinvolgere la cultura, la politica, la storia. Molti hanno apprezzato gli eventi collaterali (13,5%) nel senso ampio del termine, ovvero tutte le attività legate alla Biennale anche fuori dalle porte dei Giardini e dell’Arsenale. All’opinione positiva ha contribuito, tra le altre ragioni, anche la “location” unica di Venezia. Apprezzato poi anche il logo (6,5%) e, più in generale, l’immagine grafica, i libri e i cataloghi della Biennale.
E, tuttavia, alcune aspettative sembrano essere state in parte tradite. Il commento provocatorio “Rem is dead?” (59,7%) si è riscontrato in più della metà dei commenti negativi. In modo meno accentuato, si registrano insoddisfazioni – più o meno marcate – verso i padiglioni nazionali (29,4%) e Monditalia (10,8%).
Tra i due spazi maggiori della Biennale, quest’anno hanno attirato più attenzione (e più commenti) i Giardini (58,4%) rispetto all’Arsenale. In particolare, nel caso dei Giardini il leader assoluto del dibattitto è stato il Padiglione Centrale con i suoi “Elements of architecture”, la mostra curata da Koolhaas (15,5%). Segue il padiglione giapponese (6,6%) che supera – anche se di poco – il vincitore del Leone d’oro (ovvero il padiglione coreano). Poi ecco la Francia (6%), l’Australia (5,8%) e la Germania (5%). La partecipazione canadese (4,3%) e quella russa (3,5%), nonostante le loro menzioni speciali, rimangono in fondo al gruppo.
Nel caso dell’Arsenale, invece, nella “mappa social” troviamo al vertice il padiglione del Cile (31,3%), vincitore del Leone d’argento, che precede quello cinese (19,2%). Il grande spazio di “Monditalia” (19%), con i suoi molteplici progetti di ricerca, arriva invece solo terzo con un volume complessivo di menzioni che supera solo di poco il padiglione tedesco.
Che cosa si è detto, invece, più precisamente sugli spazi curati da Rem Koolhaas? Come già accennato, questi si sono aggiudicati poco più di un quarto delle menzioni complessive sulla Biennale. E si potrebbe discutere a lungo se questa percentuale sia da considerarsi troppo piccola o, al contrario, un successo. Il fatto indiscutibile è, tuttavia, che all’interno di questo segmento di post emerge uno squilibrio: il Padiglione Centrale viene discusso molto di più e si merita l’83,2% di commenti positivi (al netto di chi riporta un’opinione neutra), un dato che scende di oltre 8 punti nel caso, ancora una volta, di “Monditalia”. D’altra parte, se tutti o quasi gli “elementi” sono stati citati sui social (e lo dimostra il ranking complessivo con poche differenze di punteggio tra “porta” (11%), “finestra” (10,9%) e “soffitto” (9,6%), il dibattito online su “Monditalia” sembra essersi ridotto principalmente al solo gate d’ingresso “luminaire” (40,7%), una installazione d’indubbio effetto realizzata con il contributo di Swarovski. Invece i progetti veri e propri di “Monditalia” sono citati assai raramente, con poche eccezioni come i “Radical Pedagogies: Action-Reaction-Interaction” (9,6%) (che pur si è aggiudicato una menzione speciale) e i “Sales Oddity. Milano 2 and the Politics of Direct-to-home TV Urbanism” (8,5%) (Leone d’argento).
Cosi, dunque, si presenta la classifica social della Biennale 2014. Una classifica basata su opinioni personali a volte idiosincratiche, certamente, ma che nel loro insieme ci raccontano di un’edizione di successo, con molta luce, e qualche piccola ombra.