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Ferrari e Pasqual, insieme con la loro squadra, sono partiti da qui: dai confini tracciati negli anni Venti dall’Istituto Geografico Militare; dalle tecnologie storiche della fotogrammetria tardo ottocentesca per rappresentare il territorio; dal confine naturale dell’arco alpino che disegna, attraverso creste e spartiacque, una linea che unisce (o separa?) l’Italia dal resto d’Europa. Quasi 2.000 km di frontiera, che il governo italiano ha dovuto recentemente ridefinire da un punto di vista legislativo con gli stati confinanti – Francia, Svizzera e Austria – introducendo il concetto di “confine mobile”.
Sovversivo e incerto, questo nuovo limes si sposta di pari passo con la sempre più accelerata riduzione dei ghiacciai, e si sposta in parallelo a una sempre più precisa misurazione del territorio, grazie a tecnologie sempre più sofisticate.
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