Consapevoli o meno di questa relazione sentimentale, ciò che molti decisamente dimenticano di citare a proposito di questa romantica storia è il fatto che il successo è intimamente legato all’idea dell’errore. In modo quasi masochista gli architetti di successo spesso raccontano la storia della quantità degli edifici non costruiti e dei concorsi cui hanno partecipato per poterne realizzare uno solo. L’educazione ortodossa che ha preceduto l’attuale discorso della progettazione computazionale ha insegnato agli architetti solo ad avere successo senza mai tener conto dei numeri. Ma il processo cognitivo dell’architettura sta ribaltando quest’idea per gli anni a venire: più si sbaglia più le probabilità di successo aumentano.
Perciò 99 Failures (“99 errori”) è il nome del terzo padiglione affrontato dal Digital Fabrication Laboratory dell’Università di Tokyo, fondato per iniziativa di Kengo Kuma e di Yusuke Obuchi. Secondo quest’ultimo sbagliare non è una cosa catastroficamente errata, e apre invece la possibilità di nuove indagini. Già Buckminster Fuller sottolineava che nella sperimentazione non esistono errori ma solo risultati inattesi. Secondo Obuchi questo progetto ha decisamente superato la soglia della semplice versione ingrandita di un modello da tavolo, per raggiungere la particolare qualità dell’architettura di piccola scala. Se i precedenti studi del Minimum Surface Pavilion (2011) e del Circle Pack Pavilion (brevemente presentati su Domusweb il 19 novembre 2012) erano una riflessione sulla possibilità di esporre ricerche strutturali in modo pressoché scultoreo, 99 Failures Pavilion svela esperienze strutturali, materiali e di percezione spaziale di profondo carattere immersivo.
99 Failures Pavilion
Progetto: Università di Tokyo, Padiglione 2013 del Digital Fabrication Lab
Gruppo di progetto: Docenti dell’Università di Tokyo: Yusuke Obuchi, Toshikatsu Kiuchi, So Sugita, Hironori Yoshida
Studenti dell’Università di Tokyo: Christopher Sjorberg, Yeonsang Shin, Miguel Puig, Zhang Ye, Ana Luisa Soares, Ma Sushuang, Tong Shan, Andrea Trajkovska, Quangtuan Ta, Wei Wang, Anders Rod, Benjamin Berwick, Qiaomu Jin, Fawad Osman, Yanli Xiong, Andrea Bagniewski, Kevin Clement, Ornchuma Saraya, Minjie Xu
Obayashi Corporation: Tomoo Yamamoto, Kenichi Misu, Gendai Ono, Yasuo Ichii, Keisuke Fujiwara, Shunsuke Niwa, Tatsuji Kimura, Masaru Emura, Taiki Byakuno, Takahide Okamoto
Ingegneria strutturale: Jun Sato
Realizzazione dei componenti: Tsukasa Takenaka (AnS Studio)
Costruzione: Multibuilder
Realizzazione: Togari Kogyo
Struttura: sistema tensintegro a superficie di forma libera
Materiali: componenti in compressione: lastre d’acciaio dello spessore di 0,5, 0,8, 1,2 e 1,5 mm
Cavi in tensione: cavi d’acciaio del diametro di 3 mm
Anello di base: tubo d’acciaio inossidabile del diametro di 48 mm
Fondazioni: blocchi di calcestruzzo precompresso
Arredamento: compensato verniciato
Peso: 1,5 t (struttura superiore in acciaio inossidabile), 1 t (fondazioni di calcestruzzo)
Fase di progettazione: ottobre 2012 – marzo 2013
Sviluppo, fabbricazione e costruzione del progetto: aprile – novembre 2013
Completamento: 24 novembre 2013