Nel gennaio 2012, il progetto architettonico è completato, e il processo di rigenerazione attivato all’interno del perimetro del vecchio casale ha iniziato a toccare, idealmente e fisicamente, la città circostante. Partendo, infatti, da una riflessione sul concetto di "bisogno abitativo" legato a necessità minime, l'intervento esplora la relazione tra persone e spazio, e la capacità di favorire o negare una serie di atteggiamenti comportamentali, nella dimensione privata come pubblica.
“L'individuo dovrebbe essere consapevole che abitare uno spazio è un atto sacro”, sottolinea il committente Davide Favero. “Non è lo stesso vivere in uno spazio con altezze minime piuttosto che doppie o triple. E così vale anche per l'arredamento, i colori e qualsiasi altro dettaglio”. “L’assenza di porte interne, eccezione fatta per i bagni, trasmette con determinazione ai figli e a chi attraversa la casa l'idea di un luogo completamente aperto e privo di aree protette”, continua Favero, “mentre la privacy è garantita dall'articolazione stessa degli spazi, oltre che dalle dimensioni dell'immobile”.
Il progetto contamina la strada, invita alla socialità e alla condivisione
Nella zona giorno, una panca rivestita di un tessuto verde oltrepassa virtualmente la vetrata per trovare continuità nel tappeto di erba artificiale esterno: “Il prato artificiale asseconda l’esigenza dei bambini di giocare in un luogo confortevole e, al contempo, delimita l’anfiteatro giallo che marca l’accesso principale della casa”. Questo luogo si presta all’interazione spontanea tra residenti e vicini e funge, allo stesso tempo, da elemento di connessione tra il volume della dependance degli ospiti e un edificio appena comprato dai proprietari, in cui è prevista a breve la realizzazione di un bed & breakfast.
La trasparenza dell'edificio determina l’individuazione di un asse diretto tra casa e strada: il soggiorno è un ingresso che, a sua volta, è una piazza, mentre sul retro strumenti musicali e libri in vetrina evocano una dimensione extra domestica. Quello che formalmente può apparire non rivoluzionario, anche se insolito rispetto al tipico modello residenziale italiano, assume qui importanza, se colto nelle sue istanze politiche.
Ristrutturazione e ampliamento di un granaio degli anni Venti
Architetti: Studio Marc (Subhash Mukerjee, Michele Bonino)
Team: Lucia Baima, Mi-Jung Kim, Tommaso Rocca
Ingegneria: FRED
Località: Mathi, Torino
Area: 350 mq
Programma: residenza + studi professionali
Fotografia: Beppe Giardino