Circa dieci anni fa, Renzo Piano cominciò, di propria iniziativa e senza committenti, a sviluppare uno spazio abitativo di due metri per due metri per due, lo spazio sufficiente per un letto, una sedia e un tavolino, era il tipico sogno di uno studente di architettura. A Genova vennero costruiti vari prototipi: in compensato, in cemento e infine in legno. L'ultima variante del progetto intitolato Diogene (pubblicata nel 2009 su Abitare) era una casa in legno con tetto a due falde di 2,4 x 2,4 metri di superficie, una linea di colmo di 3,2 metri di altezza e del peso di 1,2 tonnellate. Occorreva a quel punto un committente per proseguire con la realizzazione del progetto Diogene: Piano trovò il partner ideale in Rolf Fehlbaum, chairman di Vitra.
Diogene non è un riparo di emergenza, ma un rifugio scelto volontariamente. Funziona in diverse condizioni climatiche e indipendentemente dalle infrastrutture esistenti, come sistema autonomo. L'acqua necessaria viene raccolta dalla casa stessa e pulita dopo l'uso, la corrente viene generata autonomamente e l'ingombro è ridotto al minimo.
Quali riferimenti architettonici Renzo Piano si richiama al “Cabanon” che Le Corbusier costruì nei primi anni Cinquanta a Cap-Martin in Costa Azzurra, alle strutture prefabbricate di Charlotte Perriand o alla Nakagin Capsule Tower, che Kisho Kurokawa costruì nel 1972 a Tokyo. La fine degli anni Sessanta e i primi anni Settanta, trascorsi da Piano a Londra, furono importanti anni formativi: nella conversazione ricorda infatti, tra le importanti influenze del tempo, Cedric Price con il suo “Fun Palace” e il movimento hippie.
Diogene prende il nome dall'antico filosofo Diogene, che viveva in una botte perché riteneva superfluo il lusso mondano, ed è una soluzione abitativa ridotta all’essenziale, che funziona in totale autonomia come sistema a circolo chiuso ed è pertanto indipendente dal suo ambiente. Con una superficie di 2,40 x 2,96 metri, può essere caricata su un camion già completamente assemblata e arredata e trasportata in qualsiasi luogo. Nonostante Diogene corrisponda esternamente all'idea di una casa semplice, è in realtà un’opera ingegneristica altamente complessa, dotata di vari impianti e sistemi tecnici che garantiscono l'autosufficienza e l'indipendenza dalle infrastrutture locali: celle fotovoltaiche e pannelli solari, serbatoio di acqua piovana, toilette biologica, ventilazione naturale, finestre con doppia vetrocamera. Per ottimizzare il consumo energetico, Renzo Piano collabora con Matthias Schuler della nota società Transsolar, per la statica con Maurizio Milan (Favero & Milan).
Diogene è dotata di tutto il necessario per vivere. La parte frontale è utilizzata come spazio abitativo: da un lato vi è un divano letto, dall'altro un tavolo pieghevole sotto la finestra. Dietro un divisorio vi sono doccia e toilette, nonché una piccola cucina ridotta anch’essa all'essenziale.
Casa e dotazioni formano un'unità. La struttura è di legno e il suo carattere caldo e comodo si irradia anche all'interno. Per proteggerla dalle intemperie, l’esterno è provvisto di un rivestimento in alluminio.
Con il suo tetto a doppio spiovente, la forma della casa richiama l’archetipo dell’abitazione umana, tuttavia, con i suoi angoli arrotondati e il rivestimento integrale della facciata, Diogene si presenta al tempo stesso quale prodotto contemporaneo. Non è una banale capanna, ma un rifugio tecnicamente perfetto ed esteticamente attraente. La grande sfida era progettare un prodotto complesso che fosse adatto alla produzione industriale in serie. “Questa casetta è il risultato di un lungo viaggio, determinato in parte da desideri e sogni, ma in parte anche dalla tecnologia e un approccio scientifico”, spiega Renzo Piano.
Le possibilità di impiego di Diogene sono molteplici: può servire come casetta per il fine settimana, come studiolo, come piccolo ufficio. Può essere posizionata liberamente nella natura, ma anche nell'ambiente di lavoro: nella sua versione semplificata persino in mezzo a un ufficio open-space. Ma è anche concepibile costituire gruppi di casette per realizzare un hotel informale o una pensione. Diogene è così piccola che, pur funzionando perfettamente come rifugio individuale, volutamente non soddisfa tutte le esigenze umane. La comunicazione, ad esempio, avrà luogo altrove, così Diogene invita allo stesso tempo a ripensare la relazione tra individuo e comunità.