Questo articolo è stato pubblicato su Domus 968 aprile 2013
Nell’Isola di Terranova, prima ancora che ci fossero le strade, c’era l’oceano e le case venivano costruite di fronte alle acque scure e alle onde assordanti. La gente arrivava e partiva in barca; il mare poteva offrire anche ai piccoli villaggi di pescatori un modo per mantenersi economicamente e un collegamento con il resto del mondo. Il Fogo Island Inn di Todd Saunders rende il giusto riconoscimento a questa tradizione: ogni letto delle 29 stanze per gli ospiti si affaccia sull’Oceano Atlantico. “Non puoi far viaggiare la gente per migliaia di chilometri e, poi, costringerla a girarsi, per guardare il panorama dietro le spalle”, spiega Saunders. Contemplando l’immensa distesa oceanica dalla comodità del proprio letto, i clienti dell’albergo sono testimoni diretti del confronto tra gli agi della cultura umana e l’inospitale bellezza dei paesaggi nordici—un tema centrale nel lavoro di questo autore.
I progetti di Saunders, architetto canadese che ha fondato il proprio studio nel 1998 nella città norvegese di Bergen, sono stati acclamati per le loro forme contemporaneamente forti e semplici e, allo stesso tempo, per la loro sensibilità nell’uso dei materiali. Saunders è conosciuto soprattutto per il belvedere Aurland Lookout (vedi Domus n. 890), intervento che ha ricevuto diversi premi. La piattaforma panoramica di questo punto di osservazione turistico, elegantemente rivestita di legno di pino, si protende sopra un ripido fiordo. Solamente una balaustra di vetro impedisce ai visitatori di seguire la sua forma ricurva, che scende a precipizio e si ancora a terra molto più in basso. Pur essendo un’opera assai più complessa, il Fogo Island Inn condivide con l’Aurland Lookout la capacità di fungere da segno, insieme elegante e precario, della presenza umana in un territorio selvaggio.
Il committente del Fogo Island Inn è la Shorefast Foundation di Zita Cobb, un’organizzazione che vuole fare della produzione culturale e del geoturismo un motore dell’economia di Fogo—l’isola davanti a Terranova di cui è originaria la Cobb—, il cui sistema produttivo fu distrutto, nel 1992, dalla chiusura della pesca del merluzzo. Zita Cobb è tornata qui dopo aver fatto fortuna nel settore delle tecnologie e ha cominciato a cercare un modo per porre rimedio al calo della popolazione. Nell’ambito di questa iniziativa, ha inizialmente commissionato a Saunders dei cabanon per artisti—i Fogo Island Artist Studios (vedi Domus n. 938 e n. 950). Il nuovo albergo deve fungere da luogo di interazione, nel quale clienti provenienti da Paesi lontani possano partecipare alle iniziative locali della fondazione e contribuire, contemporaneamente, alla rinascita economica di Fogo.
Insieme con Saunders e con un pescatore locale, Peter Decker, Zita Cobb ha scelto come sito della locanda una zona costiera chiamata Back Western Shore, in prossimità, ma non proprio, del villaggio di Joe Batt’s Arm. L’edificio è posto il più vicino possibile alla riva, nel rispetto delle normative locali che impongono una distanza minima di 100 metri dal punto raggiunto dall’alta marea. Da questa posizione domina le zone di pesca della Corrente del Labrador, le cui ricche acque attrassero in origine i coloni europei sull’Isola di Fogo. L’albergo presenta quattro piani e una pianta a X formata dalla sovrapposizione di due lunghe barre. Su ciascun livello le stanze sono disposte lungo un solo lato del corridoio, in modo tale che ognuna possa affacciarsi a nord, verso l’oceano; il pianterreno accoglie una galleria d’arte, che espone le opere degli artisti ospiti dei Fogo Island Artist Studios, e un ristorante, che propone piatti preparati con ingredienti locali. Al secondo piano, si trovano spazi per convegni, una palestra e un cinema con un collegamento diretto agli archivi del National Film Board canadese. Il tetto sopra il terzo piano è occupato da una sauna progettata dallo studio Rintala Eggertsson Architects. Gli impianti tecnologici dell’edificio sono ospitati in un volume adiacente.
Gli edifici della zona costiera di Terranova sono tradizionalmente appoggiati su pali di legno, che possono essere lasciati a vista o nascosti dietro le facciate di rivestimento esterno delle tradizionali costruzioni saltbox (abitazioni con struttura lignea). Il terreno roccioso di quest’area e le sue agitate acque costiere sono talmente indocili che gli edifici non possono appoggiarsi al suolo, ma devono essere rinforzati in questo modo per non essere spazzati via. A Terranova accettare questo stato di precarietà è una condizione indispensabile per la permanenza. Il Fogo Island Inn segue la stessa tradizione: è sostenuto da colonne di acciaio conficcate nella roccia. Nell’estremità est dell’edificio, la forma inclinata delle alte colonne, che sorreggono la barra superiore, rivela visivamente la difficoltà di costruire in queste condizioni. Al centro del volume, la facciata si estende fino al suolo e le assi di legno che la rivestono sono state accuratamente tagliate, in modo da non distare più di 10 cm dal terreno. Saunders ha realizzato per la prima volta un’analoga connessione, curata e rigorosa, tra architettura e natura nell’appartato Hardanger Retreat a Kjepsø, in Norvegia, in cui la terrazza è accuratamente progettata in modo da integrare gli alberi esistenti. Nel Fogo Island Inn, questo nesso appena percettibile tra edificio e suolo rivela l’attenzione che gli architetti e l’impresa di costruzioni hanno esercitato nel collocare la struttura in questo luogo.
Camminando verso l’edificio, il suo aspetto subisce un sottile cambiamento, perché la sua forma forte cede il passo a un effetto tattile e materico. Da lontano, le lunghe barre bianche costituiscono un’entità astratta e autonoma: una presenza netta e chiara, anche se un po’ irreale, immersa nelle mutevoli condizioni atmosferiche dell’Isola di Fogo. Quando il visitatore si avvicina, la candida forma spettrale diviene intelligibile rivelandosi un’aggregazione di assi di abete tagliate nella vicina Isola di Cottle. Facendo affidamento sulla grande abilità dei falegnami locali, Saunders e i suoi collaboratori hanno progettato le facciate utilizzando un originale disegno di perline orizzontali e assi verticali con incastro a linguetta. Questo utilizzo di metodi costruttivi regionali prosegue all’interno dell’albergo, che vuole riprodurre il calore e l’ospitalità dei salotti tipici di Terranova a beneficio dei suoi ospiti. Ineke Hans, Donna Wilson e altri artisti internazionali hanno rielaborato arredi e complementi tradizionali, come sedie a dondolo e tessuti a maglia, che ora vengono prodotti da artigiani locali. Insieme all’architettura di Saunders, hanno realizzato oggetti di grande bellezza, che si fanno carico del difficile compito di trovare una mediazione tra i ritmi tradizionali dei villaggi dei pescatori e l’iperconnettività del turismo globale.
Osservandola da certe angolature e in certe condizioni atmosferiche, la costruzione pare una pesante nave che si sia temporaneamente fermata, aspettando la fine della tempesta. Soprattutto, è la creazione di un’architettura forte, in armonia con la propria missione, ma con una presenza autonoma in questo luogo strano e meraviglioso. È un atto della cultura umana che ci aiuta a collocare la nostra esistenza all’interno
di un paesaggio sublime che sfida la nostra comprensione. Peter Sealy (@psealy) Architetto, dottorando di ricerca presso l’Harvard University