I piani che ne definiscono la geometria – opachi nella loro grigia materialità, trasparenti nelle superfici di vetro o vibranti nel murale d'ingresso – sono il segno della presenza di un nuovo evento nell'intorno bucolico dove la gente curiosa si interroga sulla comparsa di questa nuova costruzione. La sua geometria, dissonante in rapporto alle tradizionali case del quartiere, si rivela sorprendente dal momento che occulta ogni definizione territoriale, proponendosi come un elemento che, come un fatto pubblico, si impadronisce della strada che le permette di essere percepita. Tramite la completa occupazione del lotto che le è disponibile condivide i propri confini come se interiorizzasse l'intorno, facendone scaturire una situazione unica.
Più che uno spazio, i suoi piani vanno gradualmente a formare un percorso tramite il quale esterno e interno si fondono in una configurazione nitida e senza soluzione di continuità. L'edificio scopre le nuove possibilità dei limiti di un lotto esiguo, la cui complessità viene trascesa da percorsi orizzontali e verticali che invariabilmente portano a una nuova esperienza spaziale, in grado di mettere in risalto le particolarità della tipologia e della geografia del quartiere.
Entrare nella casa non significa prendere le distanze dalla città che a essa ci conduce, né rinchiudersi in un universo scollegato. L'ingresso va scoperto dietro un murale di ceramica variopinta di composizioni nere, bianche e rosse. Entrare nella casa significa, semplicemente, trasporre una successione di spazi ora vasti, ora ristretti, ora illuminati, ora oscuri che ci porta a continue nuove esperienze.
Da dove si arriva, da dove si passa, dove si va? Attraverso lo spazio, attraverso il vuoto. Muovendosi o sostando, così se ne scopre l'intera estensione. Possiamo ritrovarci immersi nel livello inferiore, definito dai piani di calcestruzzo, dai giardini e dalle corti che ne configurano gli ambienti, oppure possiamo percorrerla verticalmente fino al piano scosceso della copertura che svela anche il cielo, in un momento spaziale che ci fa osservatori della città dal punto di vista della cima della casa.
La casa è un'infrastruttura per abitare. La sovrapposizione di pavimenti che si configura come una successione di prospettive è sottilmente protetta dalla presenza di grandi telai vetrati.
Perciò a parlare è la natura specifica della casa. Forse programmata, come la maggior parte delle intenzioni umane, ma anche – come queste ultime – imprevedibile. La casa vive della vita dei residenti: negli incontri che uniscono il tempo dei proprietari con il tempo degli ospiti, oppure isolando momenti che permettono istanti di silenzio a chi qui vive o passa. E la vita abita anch'essa la casa: incontri tra individui che percepiscono se stessi in un frammento di spazio o magica scoperta di questi frammenti in qualità di una specie di territorio svelato, nel gatto che si aggira negli angoli della costruzione come nelle corse dei bambini che, sui loro giocattoli, conquistano indefinitamente ogni volta un nuovo recesso di quello che, per molto tempo, sarà il loro mondo.
Architetti: Terra e Tuma Arquitetos Associados (Danilo Terra, Pedro Tuma, Juliana Assali)
Località: Lapa, São Paulo
Progetto: 2009
Realizzazione: 2010
Superficie: 185 mq
Costruzione: RKF, Rafael Alves
Impianto elettrico / idraulico: Minuano Engenharia, Cibele Báez Neme, Roberto Abou Assali
Strutture: AVS (Carolina Ayres, Tomas Vieira)
Foto: Pedro Kok
Rivestimento in ceramica: Alexandre Mancini
Paesaggio: Gabriella Ornaghi Arquitetura da Paisagem