Lo scenario implica che, al momento in cui iniziano a incidere con interventi reali sull'ambiente costruito, gli architetti italiani siano per forza di cose saldamente radicati in una posizione fortemente burocratica (quando non nettamente nepotistica) e commerciale all'interno di una rete di potere. Non c'è da meravigliarsi, quindi, che le grandi opere pubbliche di oggi siano molto più interessanti dal punto di vista politico e finanziario che non per la qualità architettonica e urbanistica. Appartiene a questo genere di progetti l'area di Porta Nuova a Milano, uno dei più grandi siti europei di recente pianificazione e costruzione, realizzato (a dispetto di una quantità di vicissitudini legislative e logistiche) a spese del microtessuto preesistente e con scarsi contributi della comunità locale. All'ombra dei grattacieli che vanno sorgendo a Porta Garibaldi, tuttavia, un piccolo gruppo di studenti di architettura sta intessendo una diversa modalità creativa, in una sottile contestazione delle predominanti condizioni dell'accademia e dell'architettura convenzionale.
Parasite 2.0, collettivo di studenti ventitreenni del Politecnico di Milano, nasce dalla frustrazione per la natura – sotterranea ma al tempo stesso priva di fantasia – dei progetti universitari. Il loro primo lavoro ha assunto la forma di una modesta sperimentazione nel corso del Salone del Mobile del 2010: un sistema domestico di tavolo con due sedie installato in una nicchia dimenticata accanto al ponte che attraversa i binari alla stazione di Porta Genova, a sottolineare il completo disinteresse generale per lo spazio pubblico in un'atmosfera meramente commerciale.
La storia del modernismo in architettura è piena di movimenti di rottura analoghi, da Archigram a Haus-Rucker-Co, fino allo stesso Superstudio italiano. Questi gruppi d'avanguardia avevano forse motivazioni di genere differente: il loro contesto era la proliferazione ideologica dell'architettura sociale del dopoguerra in un'epoca di apparente abbondanza materiale, e quindi il loro lavoro aveva ben poco bisogno di materializzarsi realmente per suscitare una critica. Molti dei loro progetti esistevano in quanto architettura teorica visionaria e non come edifici reali, senza alcuna penalizzazione del loro patrimonio culturale in quanto architetti.
Parasite 2.0 auspica una forma di competenza inconsapevole che usa materiali a buon mercato o casuali che permettono d'improvvisare sul posto e di rispondere alle caratteristiche locali.