L'inaspettato allestimento di Umberto Riva (con Emilio Scarano) accoglie i visitatori della mostra "L'Italia di Le Corbusier", sorpresi da un rimando espressivo che attinge al Le Corbusier meno convenzionale, o meglio: a quello meno convenzionalmente noto. Non è infatti il linguaggio purista degli anni Venti e Trenta a ispirare il progetto espositivo, bensì l'impiego di materiali e tecniche tradizionali, filtrato da una spiccata sensibilità avanguardista, che del resto è sempre stato un requisito precipuo dell'immaginario architettonico lecorbusieriano. Una serie di alti diaframmi in doghe di legno, brutalmente assemblate e punteggiate da cromatismi accesi o morbidi sfondi, probabilmente ispirati al Cabanon di Roquebrune-Cap-Martin (1952), parcellizza in spazi più intimi e raccolti la Galleria Architettura del MAXXI. Il percorso così configurato si dipana secondo una logica cronologica, increspata da alcune significative eccezioni.
La figura di Le Corbusier – uno dei maestri indiscussi dell'architettura del XX secolo – oltre che oggetto in passato di una messe imponente di saggi, volumi e di mostre monografiche, è proprio in questi mesi al centro di altre importanti esposizioni che ne indagano aspetti meno noti o legati a particolari occasioni. È il caso delle mostre "Le Corbusier y Jean Genet en el Raval" (al Museu d'Art Contemporani de Barcelona, 7 giugno-21 ottobre 2012) e "Le Corbusier. The Secrets of Creativity between Painting and Architecture" (al Museo Puškin di Mosca, 25 settembre-18 novembre 2012, a cura Jean-Louis Cohen).