Dissimulare è un'attività molto simile a quella dell'attore in scena, ma il vero attore si sottomette al ruolo che recita e lo incarna completamente, per quanto, alla fine, quando cala il sipario, se lo tolga di dosso come fa il serpente con la sua pelle. Octavio Paz, Máscaras mexicanas, in El laberinto de la soledad [1]
A un primo sguardo, il museo La Tallera Siqueiros, completato da poco a Cuernavaca da Frida Escobedo, architetto di Città del Messico, fa pensare a un tributo al passato del Paese. La grezza facciata di cemento, con una tessitura composta da triangoli, cela l'interno come un sipario, e può essere letta come un omaggio al caratteristico linguaggio del modernismo locale caro al Governo, un idioma architettonico profondamente radicato nell'immaginario collettivo. Può anche passare per un intervento privo di rischi, inteso a enfatizzare il passato rivoluzionario della nazione attraverso un progetto chiaramente 'messicano'. In altre parole, il museo della casa/atelier del pittore messicano David Alfaro Siqueiros (1896-1974) potrebbe essere interpretato come un edificio nostalgicamente aggrappato alla storia. Tuttavia, il velo 'contestuale' del progetto nasconde qualcosa di molto più complesso: La Tallera Siqueiros rappresenta, in realtà, un periodo di transizione nell'architettura contemporanea messicana, e un tentativo di prendere radicalmente le distanze da un'eredità culturale nella quale essa non si riconosce più.
Il museo La Tallera Siqueiros rappresenta un tentativo di prendere radicalmente le distanze da un’eredità culturale nella quale l’architettura contemporanea messicana non si riconosce più
1. Octavio Paz, Máscaras mexicanas, in El laberinto de la soledad, 1950 (in italiano: Il labirinto della solitudine, Mondadori, Milano 1990)
2. Vedi il sito Sistema de Información Cultural
3. In origine, c'erano tre dipinti murali di grandi dimensioni, uno dei quali era rivolto verso la piazza. Solo due sono stati messi a disposizione del progetto per mancanza di fondi necessari al restauro del terzo