Panos Dragonas e Anna Skiada, curatori del Padiglione della Grecia alla 13. Mostra Internazionale di Architettura della Biennale di Venezia, presentano il progetto Made In Athens per rappresentare un paese di cui i media si sono occupati diffusamente in tempi recenti e non certo per temi vicini all'arte o all'architettura. A dimostrazione che la creatività non si ferma nemmeno (o soprattutto) davanti agli inciampi dell'economia, neanche quando le cose vanno così male da pensare di vendere interi pezzi di terreno di proprietà dello Stato (come buona parte delle meravigliose isole), il padiglione greco presenta una panoramica – puntuale, austera e al tempo stesso piena di speranza nel futuro (si spera prossimo) – in merito alla situazione della sua affascinante (seppur disgregata) e imponente (seppur decadente) capitale.
"L'Atene contemporanea è un luogo dalle grandi e profonde contraddizioni: una città la cui particolare identità ha preso forma nel corso della ricostruzione seguita alla Seconda Guerra Mondiale; una città che si esprime tramite la gente che la abita, dove si gioca la partita tra spazi pubblici (per causa della crisi hanno subito l'arresto gran parte dei lavori statali causando a cascata disoccupazione e disagi sociali) e privati; una città che ha a propria disposizione un panorama di giovani architetti dall'eccezionale talento e intuizione, dall'orientamento internazionale, con un ottimo grado d'istruzione e un importante bagaglio di esperienza professionale", spiegano i due curatori. "Questi architetti, che hanno saputo approfittare e beneficiare delle informazioni e dinamiche positive della globalizzazione, devono confrontarsi oggi con un livello di benessere e possibilità professionali nettamente inferiori rispetto a quelle di un tempo. Atene è tuttavia, la città più colpita dall'attuale crisi economica".
Aggiunge Dragonas: "Ci sono le condizioni per ricreare Atene dal punto di vista architettonico. Anche se soffriamo l'attuale disagio economico e sociale esistono inedite modalità per interpretare l'architettura lontane dall'opportunismo professionale e dagli standard del benessere della decade precedente."
Made in Athens
Ai Giardini, la Grecia presenta una panoramica – puntuale, austera e al tempo stesso piena di speranza nel futuro – sulla situazione della sua affascinante capitale.
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- Maria Cristina Didero
- 31 agosto 2012
- Venezia
Cosa succederà dopo la crisi economica? Quale l'approccio più consono dopo la tempesta? Qual è la relazione tra benessere e architettura? Che succederà alla rete sociale della città? Questi gli interrogativi irrisolti sollevati dal padiglione. Due le tematiche presentate: la prima, più strettamente urbanistica, riguarda la costruzione dalla metà del secolo scorso a oggi dei cosiddetti polykatoikia – grandi condomini anonimi, ossia la ripetizione costante della stessa matrice all'interno del tessuto cittadino – e le costruzioni eponime. Il secondo tema guarda alla frammentazione della città e alla decadenza percepita, e ai vari tentativi di riutilizzo e riconversione di aree d'importanza centrale grazie allo sforzo di cittadini organizzati, attivisti e gruppi di architetti attraverso otto racconti: da Andreas Angelidakis, ANTONAS Office (Aristide Antonas, Katerina Koutsogianni), Aesopos Architecture, AREA Architecture Research Athens (Styliani DaouI, Giorgos Mitroulias, Michaeljohn Rafopoulos), buerger katsota architects (Stephan Buerger, Demetra Katsota), decaARCHITECTURE (Alexandros Vaitsos, Carlos Loperena, Eleni Zabeli), drafworks* (ChrisIana Ioannou, Christos Papastergiou), Point Supreme Architects (KonstanInos Pantazis, Marianna Rentzou).
Dragonias e Skiada spiegano che i progetti si dividono in "attualizzabili" e non: tra i primi un modello di oltre due metri in carta e penna blu, frutto del lavoro certosino dello studio AREA, che ha elaborato una piazza comune tra due edifici degli anni '50 a Victoria, zona centrale della capitale, e di cui, a oggi, è data per certa la costruzione. È una proposta concreta di come creare luoghi comuni abitabili in spazi a perdere. Tra quelli non attualizzabili, il lavoro del poliedrico Andreas Angelidakis, uno dei pionieri della lettura critica e costruttiva della disgregazione e differenziazione come valore peculiare e dinamico (evolutivo) della città che abita, considerando la diversità e i diversi layer architettonici come peculiari unicità del luogo. Considrando nuove condizioni e possibilità per ripensare l'architettura (che appunto non dev'essere per forza costruita, ma funziona anche quando trasmette suggestioni "reali"), Angelidakis legge e interpreta il mondo con occhi diversi, cercando vie inedite. Il suo progetto Troll Casino è la narrazione visuale che si snoda nelle storie distinte e parallele di due edifici modernisti rappresentativi dell'attuale situazione soffocante di capitale greca e di come si sia giunti nel tempo a questo status.
Dragonias e Skiada spiegano che i progetti si dividono in "attualizzabili" e non.
"Catapultando queste storie in un futuro immaginario, ho valutato le possibilità dell'architettura contemporanea tra proposta e teoria, soluzione e fantasia come risposte alla crisi economica", spiega Angelidakis. La relazione è tra un complesso di appartamenti di lusso dove tempo fa si viveva in un certo benessere (denominato Troll). Casino era invece l'edificio ai margini della città che negli anni '60 era adibito a casa da gioco dove il denaro circolava con facilità e la vita correva spensierata. I due modelli fatti d'immagini, rendering e un'animazione sono presentati all'interno della mostra uno davanti all'altro, in una sorta di muta conversazione.
L'allestimento del padiglione greco sembra un mosaico tridimensionale e in miniatura della frammentazione della capitale, punteggiato qua e là da un progetto per un parco giochi dello studio buerger katsota architects dal titolo 6 Voids – PXATHENS: agli angoli dei modelli troviamo sei pezzi di giochi colorati o strutture ludiche per bambini che confermano come gli architetti non abbiano rinunciato a immaginare progetti solari – ispirati da una ricerca di levità che appartiene al DNA vitale e gioviale della nazione – capaci di contaminare il suolo urbano. L'accesso del padiglione ospita un coloratissimo murales del writer ateniese b., classe 1982, architetto e street artist.
Oltre ai pezzi di playground cittadino, la mostra è costellata di visori per diapositive che consentono di sbriciare nelle stanze da letto degli ateniesi. Si tratta del progetto Bedrooms di decaARCHITECTURE: per loro, la camera da letto offre una visione veritiera e traccia un ritratto rappresentativo della persona che la abita e del suo tenore di vita. Nell'attesa e nella speranza che la Grecia esca al più presto dal reparto rianimazione, appare evidente la sua capacità di leggere con lucidità e chiarezza la non semplice circostanza storica con l'auspicio che l'architettura possa contribuire a migliorare la condizione attuale. La creatività contemporanea greca si trova, in qualche modo, nel reparto neonatale: piena di vita e volontà, è pronta a mettere a frutto i contributi che gli altri Paesi le hanno fornito per guardare avanti.