Kethra: abbondanza

Il debutto del padiglione del Kuwait alla Biennale Architettura di Venezia presenta uno spazio d'incontro dove, tramite il racconto orale, si condivide, si svela e si mette in discussione la città.

Il padiglione del Kuwait alla 13. Mostra Internazionale di Architettura di Venezia segna la prima partecipazione del paese alla manifestazione. Intitolata Kethra, espressione che si può approssimativamente tradurre con "abbondanza" o "eccesso", l'installazione è a cura di Zahra Ali Baba con la collaborazione di Deema Al-Ghunaim e Ricardo Camacho. È il primo ambiente in cui si entra, dopo la mostra principale Common Ground all'Arsenale, ed è in stridente contrasto con tutto ciò che le sta attorno.

Prima di tutto, c'è il vuoto. L'ambiente è pressoché nudo e il sole che filtra dalle finestre semiaperte fa risplendere gli affascinanti muri in abbandono delle Corderie. Cuscini bassi segnano il perimetro della sala, invitando i visitatori a sedersi e a chiacchierare, a riposare oppure a consultare i numerosi opuscoli sparsi sul pavimento. Il pavimento, pieno di testi, mappe, diagrammi e informazioni, è il protagonista visivo dello spazio, insieme con i vari suoni che riempiono l'ambiente. Non si tratta solo delle conversazioni di chi passa: dal soffitto pende una miriade di altoparlanti neri, grazie ai quali i suoni di Kuwait City si trasferiscono all'Arsenale. Sono tutti differenti e aprono uno scorcio sulla vita della città e dei suoi abitanti: bambini che giocano in una riunione di famiglia, una spiaggia dopo la mezzanotte, una riunione nella dewaniya di un quartiere residenziale.
Il padiglione del Kuwait alla Biennale di Venezia
Il padiglione del Kuwait alla Biennale di Venezia
Il concetto di dewaniya, lo spazio di riunione informale che è parte della vita di ogni uomo del Kuwait, costituisce l'ispirazione dell'installazione, che intende presentare la prima fase di un progetto di ricerca cui hanno contribuito vari architetti, artisti e studiosi, in un ambiente che favorisca il dialogo e la riflessione. "Le tipologie di spazio sociale nate da una cultura dell'incontro risalgono al Kuwait precedente l'era del petrolio. Queste tradizioni locali di raccolta e distribuzione delle informazioni, arricchite dalla politica economica del benessere adottata dallo Stato, sono la testimonianza di una situazione critica che oscilla tra abbondanza ed eccesso", affermano i curatori, sottolineando che il punto focale del padiglione sta nel "ruolo dell'architettura nella promozione di un impegno più critico nella sfera della cittadinanza e nel sostegno ai dibattiti internazionali e locali nel settore dell'architettura e dell'urbanistica".

L'installazione è accompagnata da un pieghevole che illustra nei particolari l'origine, lo spazio e il momento di ciascuno dei suoni diffusi nel padiglione. Vera Sacchetti (@verasacchetti)
Il padiglione del Kuwait alla Biennale di Venezia
Il padiglione del Kuwait alla Biennale di Venezia
Il padiglione del Kuwait alla Biennale di Venezia
Il padiglione del Kuwait alla Biennale di Venezia
Il padiglione del Kuwait alla Biennale di Venezia
Il padiglione del Kuwait alla Biennale di Venezia

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