Londra è una città in costante mutamento. Le fotografie conservate negli archivi storici e risalenti agli anni Sessanta ritraggono aree ormai irriconoscibili. La continua espansione dei suoi diversi nodi urbani — a est, ovest, sud e a nord — ingloba sobborghi, urbanizzando non solo il paesaggio, ma anche la cittadinanza. Negli scorsi decenni e in particolare con i nuovi insediamenti — One Canada Square, le torri del Barbican, Balfron Tower, Trellick Tower, 122 Leadenhall Street, Swiss Re Tower, Heron Tower, Centre Point, Strata, 20 Fenchurch Street e, naturalmente, The Shard — la città è cresciuta in altezza, in profondità e in ampiezza. Non potendo essere ignorati, questi megaliti verticali, inevitabilmente, sono diventati parte della coscienza pubblica e sono stati ironicamente ribattezzati: Thatcher's Dick, The Gherkin, The Lipstick (o Blow Dryer), The Tower of Terror, The Cheesegrater, The Walkie Talkie. In pochi ricordano il nome 'ufficiale' di questi edifici, consumati e rigurgitati da una giocosa immaginazione. È questo uno dei modi in cui facciamo nostri gli spazi privati, largamente inaccessibili, delle multinazionali. Nel frattempo, si realizzano sotto i nostri piedi progetti apparentemente pubblici, mentre nuovi network urbani — il progetto Crossrail — sono immersi a profondità sempre maggiori sotto fogne, impianti del gas, fibre ottiche e corridoi telefonici e dei trasporti. Di tanto in tanto, prende forma un diagramma a sezione trasversale della Londra sotterranea e la gente, meravigliata da tanta complessità, desidererebbe vederla con i propri occhi. Noi lo facciamo.
La maggioranza delle persone visita questi luoghi indirettamente attraverso qualche raro documentario televisivo con "accesso esclusivo": non è questo il caso del nostro gruppo di amici. Nel corso degli ultimi anni, siamo penetrati in piena notte in queste costruzioni. Nel cuore urbano, immersi nelle tenebre, abbiamo eluso il controllo e raggiunto la cima dei grattacieli, uno dopo l'altro, fin quando, l'anno scorso, siamo stati i primi a scalare la più alta torre della comunità europea: lo Shard. È stata una sorpresa constatare che dopo tutte le nostre imprese 'esplorative' — avere violato la cabina di controllo della Battersea Power Station, stazioni della metropolitana abbandonate, il London Mail Rail e altri enormi rifugi urbani — sia stata questa ricognizione ad avere destato maggiore interesse. I gesti estremi incoraggiano il sensazionalismo dei media: il più alto, il più profondo, il più lungo e via dicendo. La stampa definisce lo Shard "l'Everest urbano" e lo ha messo in relazione con le prossime Olimpiadi 2012, correlandolo al tema della 'sicurezza' e dello "sport urbano". La risposta dei servizi addetti alla sua sicurezza è stata un'annoiata dichiarazione secondo cui la sua protezione era stata 'rafforzata'. La società immobiliare e l'architetto Renzo Piano hanno probabilmente gioito di questa pubblicità gratuita e si sono fatti quattro risate. La reazione più interessante, a mio avviso, non è stata quella dei media o dell'azienda immobiliare, ma quella dei londinesi.
La stampa definisce lo Shard 'l'Everest urbano' e lo ha messo in relazione con le prossime Olimpiadi 2012, correlandolo al tema della 'sicurezza' e dello 'sport urbano'. La risposta dei servizi addetti alla sua sicurezza è stata un'annoiata dichiarazione secondo cui la sua protezione era stata 'rafforzata'.
Bradley L. Garrett @Goblinmerchant, ricercatore, esploratore e fotografo