Nel 2009, sotto il cielo infuocato dell'ultima domenica di giugno, una vera e propria folla saliva le due rampe di scale del Museo Nazionale di Archeologia della Valletta, a Malta. I visitatori avevano un'unica ragione per recarsi al museo: una mostra di manifesti appeso all'alto soffitto di una sala in penombra. Ingrandimenti di disegni e schizzi rappresentavano bastioni, ruderi, edifici e alberi che apparivano familiari e, tuttavia, complicati allo sguardo. Dopo aver osservato gli schizzi, i visitatori si volgevano a un modello di sito che occupava il centro della sala. La Valletta, capitale di Malta, era intagliata nel legno di balsa con mano magistrale: fluida all'occhio, precisa nei particolari. Il modello mostrava la capitale con dei nuovi edifici e dei cambiamenti all'ingresso principale della città. Questa serie di interventi era stata svelata la sera precedente da Renzo Piano, architetto di fama mondiale e autore di una proposta destinata a riportare la Città barocca sulle carte dell'architettura contemporanea.
La Valletta, la "città delle meraviglie", è una specie di macchina del tempo, un museo dalla ricca storia architettonica che risale al 1566, quando fu posata la prima pietra del più antico edificio della città. I cavalieri dell'ordine di San Giovanni di Gerusalemme (che poi avrebbe preso il nome dall'isola) costruirono il porto della città con raffinate tecniche di ingegneria per fortificare la capitale; blocchi di calcare bianchissimo creavano una sequenza di bastioni e di mura a difesa della città. Il tempo ha trasformato le mura inclinate in giallastri monumenti corrosi, alcuni dei quali si innalzano sugli altri fino a cento metri..
La partenza dei cavalieri lasciò l'isola in balia di conquistatori che lasciarono anch'essi il segno della loro architettura sulla città. Durante la seconda guerra mondiale il cielo senza difese portò nelle strade la devastazione delle bombe e sbriciolò gli edifici, lasciando gli abitanti nella disperazione dopo un terribile bombardamento che colpì la Royal Opera House.
Un intervento contemporaneo in prossimità della chiesa più antica della città viene considerato blasfemo e sacrilego. Così come il suo precedente progetto urbanistico destinato ad ammodernare la Valletta venne sfigurato, la più recente proposta di Renzo Piano per la capitale ha suscitato ostinate critiche, Nella proposta la Porta della Città non è più una porta. Nessuna nuova porta sostituirà la precedente: ora nelle mura delle fortificazioni dell'ingresso c'è un varco, cui si giunge tramite un semplice ponte abbassato alla quota di 8 metri. Il "Buco della città", come è stato soprannominato per derisione da molti che stigmatizzavano la crisi del traffico come una conseguenza della demolizione della strada che passava sopra la porta preesistente.
Il punto critico dell'intero progetto è certamente il teatro all'aperto, formato dalle rovine recuperate del progetto neoclassico della Royal Opera House, elaborato dall'architetto inglese Edward Middleton Barry. I resti delle colonne saranno intervallati da piloni d'acciaio a sostegno di un sistema di schermi trasparenti. Nelle serate di rappresentazione gli schermi scenderanno in verticale per isolare il teatro dal chiasso delle vie circostanti.
Ciò che il grande pubblico voleva era essenzialmente la fabbricazione di un falso: un freddo involucro neoclassico dagli interni tetri per cullarsi nel passato