Lo scenario
Nel maggio 2008, un terremoto di magnitudo otto della scala Richter ha colpito la provincia cinese del Sichuan. Le vittime sono state più di 70.000, i senzatetto milioni. Ma'anqiao è uno dei villaggi più poveri nell'area colpita dal sisma e la maggior parte delle sue abitazioni (tradizionali case a corte costruite in terra battuta) è stata pesantemente danneggiata. Limitati da un'economia locale molto semplice e da bassi livelli di tecnologia, i suoi abitanti erano sprovvisti dei mezzi necessari per affrontare la ricostruzione delle loro case usando le tecniche costruttive convenzionali. Dato che si tratta di una situazione molto diffusa nella Cina sud-occidentale, un gruppo di ricercatori universitari ha scelto proprio Ma'anqiao per lanciare un progetto pilota e ricostruire così i paesini colpiti dal terremoto. Sostenuta dal MOHURD (Ministry of Housing and Urban-Rural Development, il ministero cinese per l'edilizia popolare e lo sviluppo urbano e rurale), l'iniziativa mira a proporre un metodo accessibile, ecologico sostenibile, salubre e a misura d'uomo: una tecnica costruttiva economicamente praticabile per gli abitanti della zona e, al tempo stesso, facile da apprendere e da trasmettere ad altri.
Nella zona di Ma'anqiao, la tecnologia della terra battuta è utilizzata da millenni e i residenti locali per molto tempo hanno costruito le proprie abitazioni usando materiali naturali e tecniche tradizionali, con l'aiuto di parenti e vicini. Tuttavia, dopo aver assistito alle devastazioni causate dal terremoto, essi sembravano aver perso fiducia nella bontà dell'edilizia tradizionale ed essersi convinti che cemento e mattoni fossero l'unica maniera affidabile di ricostruire le proprie case. La difficoltà nei trasporti ha reso, però, impraticabile il reperimento dei materiali industriali nella quantità necessaria per la ricostruzione. In più, il crescente costo della manodopera e dei materiali stessi, a seguito del terremoto, ha reso doppiamente difficile per gli abitanti del villaggio, persone dal reddito estremamente esiguo, l'affrontare la spesa richiesta. Con un contributo statale pari a circa 200 euro e utilizzando calcestruzzo e mattoni, ciascuna famiglia può permettersi solo una casa a tre campate (secondo il modello proposto dal governo nella maggior parte dei villaggi), ma di dimensioni tali da non consentire d'immagazzinare prodotti agricoli e offrire ricovero al bestiame. Dal punto di vista ambientale, gli abitanti non sapevano come comportarsi con la grande quantità di detriti prodotta dai crolli delle costruzioni. Hanno perciò smaltito il materiale "di scarto" nei terreni agricoli, oppure lo hanno riciclato per ricostruire le loro abitazioni: soluzioni accomunate da un impatto ambientale molto negativo. In definitiva, dopo il terremoto, i residenti locali non hanno assistito solamente all'abbandono delle tecniche edili tradizionali, ma anche sofferto una profonda mutazione nel loro pacifico stile di vita. Di fronte alle sfide poste dalla ricostruzione, si sono mostrati preoccupati e confusi.
In risposta a queste premesse, la strategia più pratica e sostenibile per ricostruire i villaggi e stimolare lo sviluppo futuro non è stata, per la popolazione locale, costruire con risorse provenienti dall'esterno, ma 'stimolare' la gente a fare da sé, utilizzando mezzi disponibili in loco e metodi tradizionali. Vivere con la popolazione per diverse settimane ha aiutato i ricercatori a venire in contatto con le tradizioni locali, basate sull'uso della terra battuta, e ha fatto loro comprendere come essa rappresentasse la proposta più adatta, se solo si fosse risolto il problema dei suoi limiti in termini di resistenza alle scosse sismiche. Durante le prime fasi d'intervento, studi scientifici ed esperimenti in sito hanno portato allo sviluppo di una serie d'innovazioni negli attrezzi, nei materiali e nei metodi costruttivi—migliorie capaci di aumentare sensibilmente la resistenza ai terremoti delle strutture tradizionali in terra battuta. Ancora più importante è il fatto che queste soluzioni tecniche sono state semplificate utilizzando i detriti prodotti dal crollo delle abitazioni e i materiali naturali disponibili localmente (bambù, legname, pietra, paglia...). Gli abitanti, in gran parte illetterati, possono perciò acquisire facilmente le capacità necessarie ad applicare questo metodo costruttivo a basso costo, riguadagnando, si auspica, la perduta fiducia nell'architettura in terra battuta. In quest'ottica, è stato essenziale fornire loro una dimostrazione di come ricostruire utilizzando i mezzi a disposizione. Come prototipo, nel breve volgere di un mese è stata realizzata una casa a corte in terra battuta per una coppia di anziani, eretta grazie allo sforzo congiunto del villaggio e del team di ricerca. Offrendo alle famiglie un corso di addestramento sulle tecniche di base sviluppate in studi precedenti, questo approccio pragmatico ha fatto sì che gli abitanti si siano convinti della bontà delle nuove costruzioni, imparando al tempo stesso a ricostruire le proprie case in modo migliore.
I ricercatori hanno messo a punto materiali e metodi costruttivi, condensandoli in un manuale a uso degli abitanti
Durante la costruzione del prototipo, i ricercatori hanno messo a punto materiali e metodi costruttivi, raccolti poi in un semplice manuale a uso degli abitanti. Mantenendo come schema fondamentale quello della casa a corte nel rispetto della cultura e dello stile di vita locali, è stata sviluppata anche una serie di modelli alternativi capaci di migliorare sensibilmente l'ambiente abitativo e di essere impiegati in modo selettivo in relazione a condizioni specifiche. Dotate di linee guida, di diverse tipologie e soprattutto dell'esperienza maturata durante la realizzazione del prototipo, a due mesi di distanza dal terremoto tutte le 33 famiglie della comunità hanno dato avvio alla ricostruzione delle loro case. Per aiutare gli abitanti a rimuovere le macerie, il gruppo di ricerca ha fornito a ciascuna famiglia un supporto finanziario su vari livelli, incoraggiandole a ricostruire sul sito originale piuttosto che a occupare del terreno agricolo. Durante il processo, per poter meglio offrire assistenza tecnica, numerosi membri del team hanno abitato assieme alla gente del posto. La costruzione delle case del villaggio è stata completata dagli abitanti in soli tre mesi, in un procedimento dentro al quale, sorprendentemente, sono stati capaci di riversare tutta la loro creatività e la loro esperienza. Dopotutto, nessuno meglio di loro conosceva i bisogni legati alla loro esistenza.
Negli ultimi tre anni, il monitoraggio del processo di costruzione e delle nuove abitazioni realizzate dagli abitanti del villaggio ha prodotto una valutazione complessiva. Questa tecnologia ottimizzata della terra battuta è facile da utilizzare e richiede attrezzi semplici, così che ciascuna casa è stata ricostruita impiegando solo uno o due muratori e l'aiuto dei vicini. Oltre il 90% dei materiali proviene dal riciclo di macerie o da prodotti naturali. Con una media di appena 15 euro al metro quadrato, il costo di costruzione è un decimo di quello delle nuove abitazioni di cemento e mattoni realizzate nella stessa zona. Tuttavia, la spesa necessaria per costruire una casa a corte completa di spazi abitativi e per il bestiame può essere affrontata con un sostegno finanziario che integri i risparmi delle famiglie. Oltre a offrire interni molto più freschi e stabili di quelli delle case in muratura, le nuove abitazioni in terra battuta richiedono molta meno energia e in tutto il loro ciclo vitale hanno un impatto ambientale minimo, traducendosi in una migliore performance ecologica. Infine, le necessità residenziali della comunità sono state interamente soddisfatte da una condizione abitativa più salubre e confortevole.
Il gruppo di ricerca, inoltre, ha utilizzato le tecniche messe a punto per progettare e costruire un nuovo centro civico, con lo scopo di migliorare i servizi pubblici locali. Il mohurd ha deciso che il centro civico e l'intero villaggio diventino una struttura dimostrativa per dei seminari di formazione aperti agli abitanti e ad artigiani provenienti da regioni in cui è diffuso il metodo della terra battuta. Ma'anqiao ha ritrovato la sua pace e la sua armonia. Le esperienze e le linee guida ricavate dal progetto pilota sono state pubblicate in un manuale di costruzione fai-da-te, e sono state ulteriormente promosse dal mohurd in altre aree rurali nel sud-ovest della Cina. Un Mu, Edward Ng, Tiegang Zhou, Li Wan, Architetti, insegnano presso la Xi'an University of Architecture and Technology di Xi'an City e la Chinese University di Hong Kong
Gruppo di progetto: Jun Mu, Li Wan, Jie Ma
Ingegneria strutturale: Tiegang Zhou, Hua Yang
Supervisione cantiere: Li Wan, Hua Yang, Jie Ma, Qifu Dai
Architettura del paesaggio: Jun Mu, Li Wan, Hui Wingyan
Cliente: Ministry of Housing and Urban-Rural Development of China
Superficie costruita: 4.800 mq (lordi)
Costo: 96.000 euro