Architecture as Air: Château la Coste

In mostra alla Curve Gallery del Barbican Centre, la più recente installazione di Junya Ishigami torna a coniugare il linguaggio strutturale dell'architettura con quello della natura.

Sarebbe limitativo dire che Architecture as Air: Château la Coste di Junya Ishigami si muove ai confini dell'architettura. Accanto ai corposi, nerboruti e decisamente solidi volumi del Barbican Centre, l'installazione pare costituire un rapporto quanto mai effimero con la forma architettonica. Sono considerazioni preliminari non nuove; questa particolare linea d'indagine fu presentata in modo memorabile alla Biennale d'architettura di Venezia del 2010, dove l'installazione site-specific di Ishigami vinse l'ambito Leone d'Oro a dispetto di un altro, minore felino.

La più recente installazione di Ishigami mette in risalto il perimetro della Curve Gallery con un allineamento di colonne 'a pioggia': filamenti bianchi quasi impercettibili galleggiano sullo sfondo delle pareti bianche, delineando un arco di 80 metri intorno al Barbican. Le colonne stesse sono oggetti incredibili: ciascuna di esse è un tubo costituito da un foglio arrotolato di fibra di carbonio bianca, del diametro di 0,9 millimetri: all'incirca quello di una goccia di pioggia. Le colonne si levano (più che cadere) per circa quattro metri e si librano quietamente a mezz'aria, in apparenza sostenute soltanto dalla volontà. In realtà le colonne sono sostenute in modo pressoché invisibile da una 'nube' di cavi, delle fibre di nylon trasparenti: per la precisione 2.756 fili, riuniti a gruppi di 52 per ciascuna delle 53 colonne sospese. Tra esse l'aria – come architettura – e lo spazio, nella sua essenza stessa: un muro intangibile costruito dal suggerimento di una linea.

I numeri possono stupire, e il rispettoso silenzio pare insito nella stessa esperienza della visita. All'ingresso nello spazio della galleria viene cortesemente chiesto di togliersi le scarpe, e anche i soprabiti pesanti, le borse e gli accessori ingombranti che potrebbero inavvertitamente interferire con la ragnatela dell'installazione. Ancora fresco nel ricordo, ovviamente, il bestiale sabotaggio dell'anno scorso; e anche qui la delicata struttura ha dovuto subire almeno un attacco umano prima dell'inaugurazione. Ma malumore e numeri vengono messi da parte insieme con le scarpe e i soprabiti; quando si scende scalzi al livello della galleria, mentre gli occhi si adattano al biancore, fragili linee emergono lentamente dal pallore. L'impulso ad alzare lo sguardo verso la delicata ragnatela dei cavi si accompagna all'invito a percorrere la lunghezza dello spazio, reso intimo dall'installazione di Ishigami.
Junya Ishigami, <i>Architecture as Air</i>, The Curve, Barbican Art Gallery. Installation photographs. Foto Lyndon Douglas. Per gentile concessione di Barbican Art Gallery, London.
Junya Ishigami, Architecture as Air, The Curve, Barbican Art Gallery. Installation photographs. Foto Lyndon Douglas. Per gentile concessione di Barbican Art Gallery, London.
Spaziate poco più di un lungo passo, le colonne tracciano una linea sinuosa che funziona come la lancetta dei secondi o il battito del cuore, articolando lo spazio mentre lo si percorre. È un'esperienza, benché visivamente sommessa, innegabilmente segnata da una profonda serenità. La calma del ritmo è turbata solo dal periodico impulso a volgere con poca discrezione lo sguardo verso l'alto, prima meravigliandosi dell'assenza di sostegni visibili, poi scorgendo un fragile filamento di nylon sullo sfondo di cemento bocciardato e i fasci di cavi del Barbican.
Junya Ishigami, <i>Architecture as air: study for Château la Coste</i>, 12th Venice Biennale of Architecture, 2010 © Junya Ishigami, junya.ishigami+associates.
Photog Joseph Grima.
Junya Ishigami, Architecture as air: study for Château la Coste, 12th Venice Biennale of Architecture, 2010 © Junya Ishigami, junya.ishigami+associates. Photog Joseph Grima.
La curatrice Catherine Ince ammira da tempo il lavoro di Ishigami, che ha conosciuto da vicino alla decima Biennale d'architettura di Venezia del 2008. Là le sue serre spettrali, addobbate di festoni di vite vivi, si aggrappavano come parassiti al padiglione del Giappone e dimostravano in termini quanto mai letterali l'interesse dell'architetto nel coniugare il linguaggio strutturale dell'architettura con quello della natura. Va detto che la scelta di Ince di ospitare un'installazione di Ishigami nella Curve Gallery, dedicata all'arte, è il primo caso di incarico affidato a un architetto. Ishigami è un architetto professionalmente attivo, i cui interessi vanno alla struttura e allo spazio; e tuttavia, più che sulle implicazioni formali o ecologiche della geometria organica, Ishigami riflette sulla poetica delle strutture naturali e fisiche. Nell'affrontare lo spazio alla dimensione atomica – al livello delle particelle materiali, alla scala della nebulizzazione e delle gocce di pioggia – le indagini di Ishigami, più che essere pragmatiche, vanno in profondità; e pare quindi appropriato che alla sua struttura ci si riferisca come a qualcosa di 'concepito', più che di costruito.

Ma Ishigami sottolinea che le sue esistenziali "architetture d'aria" non sono altro che iterazioni di una certa idea in spazi specifici. Il numero delle colonne è significativo solo in quanto colma adeguatamente lo spazio; la posizione dei cavi è dettata solo dall'efficienza e dal carico. Più che invocare le alate parole della critica d'architettura contemporanea o un modo prescrittivo di concepire lo spazio, Ishigami stupisce per la potenziale impresa tecnica quanto per la suggestione filosofica e quasi spirituale del suo progetto. Dall'altra parte della città un'altra installazione pubblica – l'hortus conclusus di Peter Zumthor – rappresenta un corrispondente studio in nero. Entrambi gli spazi monocromi e sommessi indicano che a Londra, quest'estate, il pensiero architettonico sta concedendosi un pensoso momento di riflessione. Shumi Bose

28 June 2011 – 16 October 2011
Junya Ishigami: Architecture as Air
The Curve, Barbican Centre
London
Nell'affrontare lo spazio alla dimensione atomica, le indagini di Ishigami, più che essere pragmatiche, vanno in profondità; e pare quindi appropriato che alla sua struttura ci si riferisca come a qualcosa di 'concepito', più che di costruito.
Junya Ishigami, <i>Architecture as Air</i>, The Curve, Barbican Art Gallery. Installation photographs. Foto Lyndon Douglas. Per gentile concessione di Barbican Art Gallery, London.
Junya Ishigami, Architecture as Air, The Curve, Barbican Art Gallery. Installation photographs. Foto Lyndon Douglas. Per gentile concessione di Barbican Art Gallery, London.
Junya Ishigami, Japanese Pavilion, 11th Venice Biennale of Architecture, 2008.
Courtesy Gallery Koyanagi
© Junya Ishigami, junya.ishigami+associates
Junya Ishigami, Japanese Pavilion, 11th Venice Biennale of Architecture, 2008. Courtesy Gallery Koyanagi © Junya Ishigami, junya.ishigami+associates
Junya Ishigami, <i>Another scale of architecture</i> – cloud, Toyota Municipal Museum of Art, 2010.
Courtesy Gallery Koyanagi © Junya Ishigami, junya.ishigami+associates.
Photo Yasushi Ichikawa.
Junya Ishigami, Another scale of architecture – cloud, Toyota Municipal Museum of Art, 2010. Courtesy Gallery Koyanagi © Junya Ishigami, junya.ishigami+associates. Photo Yasushi Ichikawa.

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