Sosuke Fujimoto è senza dubbio uno
dei più apprezzati architetti giapponesi
di oggi. Il suo progetto più recente
è un complesso di unità abitative di
piccole dimensioni, costruito in una
zona residenziale di Tokyo. Al pari di
alcune delle sue proposte precedenti,
questo lavoro offre una peculiare esperienza
spaziale, capace di dissolvere il
confine tra spazi interni ed esterni,
spazi che l'architetto ribalta completamente,
generando un effetto di illusione
ottica: ne risulta un'immagine
decisamente intrigante, che richiama
le varie stratificazioni di Roma, in cui
città intere sono state costruite una sopra
l'altra trovando espressione in superficie
attraverso il tempo e lo spazio.
L'impressione è quella di guardare un
quadro di M.C. Escher.
Fujimoto è nato e cresciuto sull'isola
di Hokkaido, all'estremo nord del
Giappone, circondato da magnifici
paesaggi naturali. Trasferitosi a Tokyo
per ragioni di studio, sostiene con sorpresa
di non aver provato alcun disagio
in una città così densamente popolata,
un ambiente agli antipodi rispetto
a quello della sua infanzia. E ciò
in virtù del fatto che Tokyo, dove la
demarcazione tra natura e manufatto
non è così definita, gli ha fatto assaporare
l'inedita sensazione causata dall'impossibilità
di tracciare una netta
distinzione tra spazi interni ed esterni,
in contrasto con la normale dicotomia
interno/esterno nell'architettura presente
nella natura a volta aspra di Hokkaido.
Uscendo di casa e addentrandosi
nella complessa ragnatela di vicoli
e stradine della capitale, si ha infatti la
sensazione che la propria casa e la città
siano in qualche modo collegate, e
che entrambe rappresentino una sorta
di prolungamento dello stesso tipo di
esperienza spaziale. Fujimoto afferma
di aver percepito la stessa città di Tokyo
come un vasto spazio vivente, di
avervi sperimentato la sensazione fisiquesto, il progetto "Tokyo apartment"
deriva dall'idea di creare un'architettura
residenziale capace di simbolizzare
la città nel modo in cui egli stesso
l'aveva vissuta. La forma che tale idea
assume – casette singole dai tetti triangolari,
insieme al modo apparentemente
scombinato in cui Fujimoto accatasta
l'archetipo dell'unità residenziale
– è tanto una versione tridimensionale
e in scala ridotta della capitale,
quanto una sua rappresentazione simbolica.
Com'è facile immaginare, la
collaborazione del committente è essenziale
per creare un complesso residenziale
così inusuale e caratteristico,
che contrasta nettamente con le costruzioni
delle strade limitrofe, ma il
caso vuole che il cliente di Fujimoto
sia un promotore culturale che ha accettato
immediatamente l'originale
proposta di Fujimoto. Il brief fornito
all'architetto all'assegnazione dell'incarico
non era semplicemente creare
un gruppo di unità abitative su un terreno
in affitto, quanto piuttosto proporre
un tipo di soluzione abitativa
'collettiva', nella quale ciascun resifisidente
avesse la sua privacy pur potendo
al contempo vivere come in una
grande famiglia, come in una
comunità.
Tuttavia, posizionando una sull'altra
le varie unità di misure diverse e disassandole
leggermente, Fujimoto crea
l'impressione che le abitazioni non siano
collegate tra loro: i punti di accesso
ai singoli spazi sono tutti differenti,
mentre le scale, che sembrano salire
al tetto, creano il curioso effetto di attraversare
la città come in un film in
3D. Fujimoto sostiene che dando vita
a "un rapporto di non-connettività" ha
colto il fascino di una città densamente
popolata come Tokyo e gli ha dato
forma. In più, dato che la struttura è
composta da una serie di unità abitative
interconnesse, il modo in cui i singoli
edifici sono accatastati e gli spazi
che li separano indicano che la prospettiva
cambia a ogni movimento dell'osservatore,
e che persino all'interno
delle abitazioni si ha la sensazione di
camminare per la città.
Uno dei più noti lavori di Fujimoto – il
Centro di riabilitazione psichiatrica
per bambini, del 2006 – è un progetto
nel quale una serie di parallelepipedi
bianchi appaiono disposti su una superficie
piana, a prima vista senza un
criterio preciso. Per quanto il complesso
in realtà si basi su un preciso programma
di spazi interni, tali cubi bianchi
rappresentano una delle tipiche
immagini astratte dall'architettura
modernista. Il metodo di Fujimoto,
che può essere visto come un processo
sperimentale di smantellamento e ricostruzione,
è percettibile anche in
questo progetto, nel quale una serie
di cubi bianchi è ammassata alla rinfusa
a formare una composizione tridimensionale.
E non si tratta né di decostruttivismo,
né di post-modernismo,
né di minimalismo, ma di un approccio
totalmente nuovo.
Tokyo Apartment, Itabashi-ku, Tokyo, Japan
Architects: Sou Fujimoto Architects
Design team: Sou Fujimoto (principal),
Koji Aoki, Takahiro Hata, Yoshihiro Nakazono
Structural engineering: Jun Sato Structural
Engineers
Site supervision: Sou Fujimoto Architects
Site area: 83.14 m2
Total floor area: 180.70 m2
Design phase: March 2006 – May 2009
Construction phase: May 2009 – March 2010
Materials: timber frame construction / partly
reinforced concrete
Sou Fujimoto Architects: Tokyo Apartment
Una micro-città di case sovrapposte simula la densità di Tokyo. Precise geometrie dell 'accumulo in un gioco di smontaggio e ricostruzione dell'architettura.
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- Mikio Kuranishi
- 12 ottobre 2010
- Tokyo