Quale sarà il tema della prossima edizione?
Nel 2005 il filo conduttore sarà l’acqua, in relazione naturalmente all’architettura, all’urbanistica e alla progettazione del paesaggio. Ci si chiede: visto che il progresso tecnologico, la sovrappopolazione del pianeta e i cambiamenti climatici che fanno alzare il livello del mare stanno mettendo a repentaglio il rapporto tra l’acqua e gli insediamenti dell’uomo e stanno rendendo più fragile l’intero sistema, quale ruolo potrebbe avere nel risolvere il problema la comunità progettuale?
Un argomento che, oltretutto, è strettamente collegato al dibattito politico nazionale. Lo scopo è avviare una ricerca attorno a questo ‘tema caldo’, per comprendere meglio l’Olanda, e riuscire ad avere uno specchio che ci mostri il nostro paese a confronto con il resto del mondo in una prospettiva storica. Le città sull’acqua, infatti, non sono nate in Olanda, ma altrove: Venezia, per esempio, in Italia o Edo, in Giappone. Nel 1800, poi, si sono sviluppati progetti rivoluzionari in altre città ancora, come Rio de Janeiro, Chicago, Singapore e New York.
Ma c’è un altro tipo di fenomeno al quale stiamo assistendo a livello internazionale e che ci interessa comprendere. Si tratta della nascita e crescita di una metropoli che si stende senza soluzione di continuità lungo le coste del Mediterraneo: dal Portogallo a Napoli, in un’unica lunghissima striscia larga solo 50 miglia. Nel corso della Biennale vorremmo mostrare un’elaborazione di questa città costiera, dove la classe media e medio-alta dell’intero mondo occidentale è solita trascorrere il proprio tempo libero: stiamo parlando di centinaia di milioni di persone responsabili di colonizzare e ri-colonizzare le aree costiere. Un terzo tema riguarda la strategia delle più grandi compagnie di spedizioni marittime che hanno deciso di utilizzare solo otto porti in tutto il mondo: da Bombay a Shangai, passando per Rotterdam e New York.
Quali sono le principali differenze tra la Biennale di Rotterdam e le altre Biennali di architettura?
La Biennale di Rotterdam è un evento giovane, siamo solo alla seconda edizione. E questo significa che dobbiamo ancora lavorare molto per metterla a punto e farla crescere. Siamo poi consapevoli del livello delle nostre ‘concorrenti’, la Biennale di Venezia e di San Paolo e, anche per questo, non stiamo lavorando nella stessa direzione. Non ci saranno, per esempio, i padiglioni nazionali. La nostra idea è invece quella di scegliere un tema, diverso ogni anno. Una volta individuato l’argomento, invitiamo i protagonisti (nazioni, istituzioni, centri culturali, progettisti) a confrontarsi direttamente con il problema e chiediamo loro di curare parti dell’evento con le loro ricerche. Quello che abbiamo imparato dalla prima edizione della Biennale è di non ‘costringere’ i partecipanti in un formato troppo rigido, ma di fare in modo che siano loro a proporre le idee nel modo che ritengono più efficace. L’unica cosa che ci preme tenere sotto controllo è il livello e la qualità delle proposte. Sono state due essenzialmente le tipologie di pubblico della scorsa Biennale: olandesi e studenti delle elementari/medie. Ora, stiamo lavorando molto anche per costruirci una reputazione internazionale. Che riesca ad attrarre persone da tutto il mondo verso Rotterdam.
Come e quanto cambierà Rotterdam nel corso della Biennale?
Nel corso della Biennale ci sarà uno spazio per esposizioni temporanee composto da container che rimarrà allestito per cinque mesi. Ci sarà inoltre un’altra esposizione che potrebbe chiamarsi “Mare Nostrum” e che coinvolgerà Libano, Croazia, Turchia, Belgio, Italia, Spagna, America (Florida) e Russia. Ciascuno porterà un progetto legato al tema dell’utilizzo del mare. Un’altra idea è quella della progettazione dell’acqua. Vorremmo allestire un grande modello interattivo con le aree più a rischio dei Paesi Bassi. Ogni visitatore potrà decidere in quale punto la diga potrebbe cedere e dove potrebbe avere inizio l’allagamento dei polder. In Olanda viviamo un po’ come alle pendici di un vulcano. Tutti sono coscienti del fatto che un giorno ci sarà l’eruzione, ma si accantona il problema e si continua a vivere nello stesso posto. Non prendendo in considerazione gli avvertimenti che arrivano dal mondo politico e che ci dicono che dovremmo essere più attenti e rispettosi nei confronti delle leggi dell’acqua e non pensare invece che siamo in grado di dominare l’oceano.
2. International Architecture Biennale Rotterdam
T 010-4401332
http://www.biennalerotterdam.nl
