Abituato alle grandi sfide, l’architetto francese si è comunque confrontato con il progetto fiorentino con un certo timore. “Ci sono delle città in cui l’idea di architettura è così perfetta che la sola ipotesi di potercisi confrontare scoraggia…” ha infatti dichiarato. “Ed è proprio qui che non possiamo essere pretenziosi, ma che dobbiamo avere un minimo di ambizione”.
Cosa significa tutto ciò tradotto in termini di progetto? “Un albergo che deve sapere di essere a Firenze e accettare il terreno dell’architettura! Per questo sono convinto che il programma può avere un impatto notevole sull’idea di albergo in un centro storico, se l’architettura contemporanea vi è simbolizzata”. Da queste premesse è nato un progetto di “splendido isolamento”, per proteggere dall’inquinamento acustico e da un’architettura di prossimità senza qualità. Un muro di 18 metri di altezza, spesso un metro e mezzo, protegge l’interno e allo stesso tempo suggerisce il privilegio di entrare e essere cliente. È ‘bucato’ da quattro porte che conducono a una sovrapposizione di terrazze coperte (un chiostro a più piani, un terrazzo elisabettiano?) che contengono fiori che creano dei campi, dei paesaggi.
Un modo perlomeno insolito di accogliere l’ospite, la cui camera si troverà quindi sopra a un territorio piantumato e colorato. Anche la camera è una terrazza che è isolata da quella accanto da muri di tela che la sera diventano lampade che rivelano temi colorati e differenziati.
Giardini interni si sviluppano sotto la grande pergola della hall, caratterizzando i ristoranti, i bar e i saloni.
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