Domus: Perché un mobile con la luce? Non rischia di essere un tema progettuale troppo complesso per un concorso?
Massimiliano Messina: È vero, è un tema difficile, come è sempre difficile fare qualcosa di nuovo. Ma credo che, per un designer, questo sia molto stimolante. Ci siamo buttati su Natevo puntando principalmente sulle tematiche ecologiche. È un modo nuovo di pensare ai prodotti perché porta con sé anche un modo nuovo di pensare l’intera illuminazione della casa. L’Università di Genova, per esempio, l’ha giudicato un sistema molto più economico rispetto ai tradizionali, perché si diminuiscono i materiali necessari e l’impianto elettrico ne risulta molto semplificato. Mediamente, un prodotto con la luce costa meno di un mobile e di una lampada separati e in più puoi ragionare sia sugli effetti della luce che illumina l’ambiente sia su come la luce valorizza il prodotto. E la combinazione di queste cose è veramente emozionale. Stiamo lavorando a un progetto di “model apartment” dove non è prevista nemmeno una lampada. Tutte le fonti di luce si trovano all’interno dei mobili. Natevo nasce dall'unione di capacità e partner diversi.
Domus: Perché avete scelto il crowdfunding?
Massimiliano Messina: Perché, per accedere alle idee migliori, bisogna allargare il campo, anche a persone che non sono ancora in contatto con l’azienda: vogliamo ricercare in uno spettro più ampio possibile le idee migliori.
Domus: Non sarebbe bastato un semplice concorso?
Massimiliano Messina: Un concorso è un momento che attira l’attenzione e allarga il campo, ma ha un inizio e una fine. Mentre le idee migliori non è detto che arrivino in un arco di tempo predefinito. Il nostro è un call permanente e ci auguriamo che sia un crescere costante.
Domus: Un altro vantaggio del crowdfunding è il fatto di avere un riscontro immediato da parte degli utenti e quindi capire se un progetto può funzionare o meno.
Massimiliano Messina: Questo è un passo successivo. La scelta di non mettere direttamente in produzione i progetti, ma di inserirli in quelle che noi abbiamo chiamato “sponsorizzazioni” ha una forte motivazione ecologica. È inutile, in sostanza, produrre cose che vanno buttate. Siamo un’azienda nota, i nostri rivenditori e i nostri interlocutori molto spesso si fidano di quello che noi proponiamo e lo comprano. Quando arriva sul mercato, però, è il pubblico a decidere se un prodotto è interessante o meno. Il processo di sponsorizzazione ci permette di proporre più prodotti, perché poi sarà il mercato stesso a decidere se ne ha bisogno. E se non lo vuole, non faremo altro che regalare il prototipo al designer.
Domus: Se il crowdfunding non ha successo, cosa succede?
Massimiliano Messina: Le persone danno un numero di carta di credito con una promessa di pagamento. I soldi non vengono prelevati fino a quando il periodo di sponsorizzazione di due mesi non si conclude. Se si raggiunge il tetto stabilito, i soldi vengono prelevati in cambio del benefit scelto. Si parte da una sponsorizzazione minima, emotiva, comprando delle penne o delle magliette, fino a quella che (fino a oggi) sembrerebbe la formula di maggiore successo: l’acquisto di una pre-serie. Il prototipo che andiamo a realizzare, poi, è già un prototipo industriale.
Domus: Un primo bilancio a qualche mese dal lancio del concorso, in aprile?
Massimiliano Messina: Il sistema della sponsorizzazione sta funzionando. Sette prodotti su 11 hanno superato la soglia, seguendo una selezione naturale. A differenza di Kickstarter, la nostra sponsorizzazione nasce però molto spesso al di fuori di Internet. Le persone hanno avuto modo di vedere dal vivo il prodotto (per es. al Salone del Mobile o nei Natevo Lab, spazi di esposizione all’interno dei migliori negozi di arredamento). Il risultato è che abbiamo poche sponsorizzazioni di alto valore. Sembrerebbe che dare la possibilità di passare dal negozio sia un momento importante. A giugno poi si è riunita la giuria per la prima volta e stiamo lavorando su due progetti che saranno lanciati a settembre e ottobre.