Per il curatore fin, dai tempi del suo affondo storico con il seminale contributo alla mostra “Magiciens de la Terre” – entrata nel mito delle origini del fenomeno della globalizzazione dell’arte – quello africano si è confermato essere un territorio artistico sensibile e in costante mutamento.
“Kongo Kitoko” è incentrata sulla vivacità della scena artistica contemporanea nella Repubblica democratica del Congo e analizza non solamente le radici solidamente impiantate negli anni ’20 del secolo scorso ma sposta l’accento sugli sviluppi recenti.
Le opere di una nuova generazione di artisti popolari come JPMIIka o Rigobert Nimi e la perspicacia di collettivi come EZA Possibles accelerano i termini del discorso e reindirizzano le pratiche di artigianato di strada, cultura popolare vs. arte d’élite, e accelerano il desiderio di definizione di una identità africana.
È un’accurata messa in relazione del progressivo spostamento di questa realtà locale, naturalmente molto politicizzata, in continua relazione con la sua comunità di creatori e collettivi d’artista che operano di fatto non solo per ripensare le opere ma più specificamente per elaborare strutture alternative al vuoto del potere politico africano. Lavoro artistico che significa critica radicale e comunica epidermicamente insofferenza per lo status quo. La fonte di ispirazione della maggioranza delle opere integra tradizione e modernità e procede a grandi passi nella costruzione meravigliosa di un arte non elitaria che irrompe nella visibilità del circuito del contemporaneo.