Se socchiudo gli occhi, fra le cose più belle della mia vita vedo la rivista Domus. Una calma e tranquillizzante presenza lungo tanti anni, un largo flusso continuo come quello di un grande fiume. Domus il simbolo della garanzia che il mondo dei nostri progetti procede inesorabile, sempre diverso e sempre uguale, destinato a non finire mai, con le sue primavere, i coccodrilli, le sponde fiorite, i mulinelli pericolosi, le scorie, gli uccelli, le barche, i tramonti e le resurrezioni. Dentro qualche scaffale delle famiglie, nella mia vita Domus è sempre esistita: vedevo da bambino mio nonno e mio padre che la sfogliavano, finché a un certo punto cominciai io stesso. E poi io sono quasi coetaneo di Domus, e questa fratellanza di età me la fa sentire sotto un aspetto umano e addirittura affettuoso. Dentro quel fiume, fra le insenature, le zattere abitate, il fango, alcuni pirania e i piccoli porti ho navigato e compiuto le mie esperienze e iniziazioni, prima in biblioteca come studente, poi come amatore e poi anche come direttore. Dirigevo ed ero il guardiano di un immenso fiume.
Ma come si fa a dirigere un fiume? Era semmai lo stesso fiume Domus che con le sue correnti mi faceva scivolare, mi conduceva verso la logica e l’amore per le tante arti che costituiscono l’elemento fondante della sua perennità ed esistenza. Perché poi l’acqua di questo enorme fiume Domus non è torbida, sabbiosa o gialla come quella del Gange, è invece piena di sorgenti, ha una luminosa trasparenza che tra luci e penombre fa ogni giorno scoprire le alghe, le vegetazioni, i sassi, i minerali purissimi, i mostri e le arti che ne costituiscono il fondale. Tutte immagini preziose che guidano e orientano il guardiano e direttore di turno nel viaggio della sua zattera, attorniato dalla flotta animata dei lettori sparsi sulle acque, innumerevoli artisti ispirati, eleganti architetti e designer senza fine. Domus il grande fiume incantato pieno di sempre nuovi miraggi, i novanta anni di una giovinetta.