Fin dai tempi degli antichi egizi, la geometria rappresenta un metodo unico e insostituibile per portare ordine sulla Terra. Nella Grecia classica, culla del platonismo, venne sublimata nel linguaggio filosofico. In seguito, l’architettura occidentale l’ha utilizzata come precetto fondamentale per costruire sistemi di logica e bellezza. Una visione del mondo che illustra simbolicamente l’armonia macrocosmica, utilizzando sfere e poliedri regolari si è manifestata in modo particolarmente evidente nelle città ideali disegnate dagli architetti di ogni epoca.
Anche oggi, mentre l’architettura si emancipa dallo storicismo e persegue l’invenzione di nuove tipologie formali, la geometria continua a nutrire i semi della creatività. Un tempo simbolo della manifestazione del sacro, è un riferimento importante per buona parte dell’architettura moderna, che cerca la razionalità e l’universalità. In sintesi, la geometria è la testimonianza ultima dell’artificiale.
Ciò detto, non dobbiamo dimenticare che la geometria e la concettualizzazione astratta sono in sintonia quali principi immutabili che risiedono alle radici dell’architettura, ma prese singolarmente non assicurano innovazione. Il mondo reale in cui tentiamo di realizzare idee astratte è illogico, opaco, complesso e diversificato, e rappresenta lo stato ultimo della nostra esistenza corporea.
Progettare tramite la geometria va sempre di pari passo con la lotta tra astrazione e rappresentazione, tra razionale e irrazionale, intero e frammento, naturale e artificiale. Queste proposizioni dualistiche affiorano una dopo l’altra per assillare la mente di chi crea e diventano particolarmente evidenti se guardiamo al patrimonio di geometrie che i grandi progettisti ci hanno lasciato: quanto più profondo e intenso è il contrasto tra pura astrazione e varietà nella rappresentazione, tanto più la creazione prende vita, facendo emergere espressioni geometriche belle, vigorose e ricche.
Questa verità rimane immutata nonostante la digitalizzazione in campo progettuale. Le menti creative di oggi stanno mettendo alla prova l’architettura con le loro nuove geometrie. Alcune cercano forme per fronteggiare e sfumare il confine tra mondo artificiale e naturale. Altre tentano di resistere all’omogeneità della città moderna aggiungendo apparati, sviluppando ricchezza e complessità all’interno di una struttura semplice. Altre ancora continuano a lottare, confidando nell’universalità quale culmine nella ricerca del regionalismo. Quando il loro lavoro avrà resistito alla prova del tempo e sarà stato tramandato, le testimonianze della nostra generazione saranno incise nella storia.
Immagine di apertura: Louis Kahn, biblioteca e atrio centrale della Phillips Exeter Academy a Exeter, New Hampshire, 1971. Foto Wikimedia Commons