Il massiccio lockdown impostoci dal coronavirus ha dato luogo a quello che è di fatto il più grande esperimento di “lavoro da casa” mai condotto. Stiamo trovando modi non convenzionali per connetterci con i colleghi, gli amici, la scuola e la famiglia. Molti di noi hanno passato molto di questo tempo cercando di abituarsi al radicale cambiamento di stile di vita che il virus ha portato. Ora stiamo anche cominciando a pensare alla fine della crisi e a come sarà il mondo dopo. È un buon momento per raccogliere alcune opinioni su come la pandemia potrebbe cambiare il modo in cui pensiamo ai vari aspetti della vita e del lavoro, il modo in cui viviamo, lavoriamo e progettiamo. All’alba delle prime riaperture, abbiamo chiesto ad alcuni imprenditori e dirigenti come hanno reagito e se questi cambiamenti dureranno oltre le ricadute immediate dell'epidemia di Covid-19.
Progettare durante la pandemia
Carlo Molteni, Managing Director di UniFor, Turate (Lombardia, Italia)
“Noi del Gruppo Molteni avevamo capito che il problema era serio perché le filiali cinesi erano in allarme da gennaio. Stavamo lavorando a un progetto importante, una gara d’appalto ottenuta grazie alla nostra filiale Asia Pacific che coinvolge l’intero gruppo: la sede dell’HSBC di Hong Kong, uno storico palazzo costruito da Norman Foster vent’anni fa, che vedrà una importante estensione e la realizzazione di un piano ulteriore con suites VIP destinate a riunioni private con i banchieri. In pieno cantiere, ci siamo trovati a gestire questo grande contrattempo, chiamato pandemia mondiale: per questo tipo di progetti attiviamo il ruolo fondamentale di site project manager, persone che lavorano con noi da anni e conoscono bene i prodotti. Ma la situazione in Cina era abbastanza tesa e, chiuso a fine gennaio lo spazio volo, era impossibile per questa figura chiave per l’avanzamento del progetto volare a Hong Kong. Ci serviva un’altra persona che potesse ricoprire quel ruolo, senza averci mai incontrato. Abbiamo individuato un architetto italiano residente a Hong Kong e le nostre persone hanno diretto la squadra dall’Italia in maniera virtuale facendo riunioni e rilievi di cantiere tramite Zoom. Questa è stata una grande prova per il gruppo, dove ancora una volta a scendere in campo è stata la capacità tutta italiana di trovare soluzioni creative nelle difficoltà. L’abbiamo gestita prendendoci dei rischi e il tempo perso lo stiamo recuperando abbastanza velocemente”.
Accelerazione del cambiamento digitale
Giulia Molteni, Head of Marketing and Communication di Molteni&C Group, Giussano (Lombardia, Italia)
“Noi in azienda abbiamo adottato un protocollo ancora più rigido di quello richiesto perché il capitale umano va tutelato. Abbiamo sostenuto i nostri partner diffondendo le direttive per operare in sicurezza. Abbiamo riaperto il 17 aprile con una lettera in deroga di Fincantieri ricominciando a produrre per i cantieri militari e poi civili. In Molteni siamo oggi il 33% dei dipendenti in azienda e il resto in smartworking; in Dada il 45%; mentre i reparti produttivi sono oggi operativi al 100%, avendo un’ampia superficie che consente il distanziamento.
Questa emergenza sanitaria arriva alla fine di un ciclo economico abbastanza positivo. Si prevede un calo di fatturato, perché la fiducia dei consumatori e delle famiglie è rallentata. Ma da Italiani abbiamo un’ottima capacità di adattamento e siamo veloci nel cogliere nuove opportunità: da un lato, i grandi gruppi che chiedono soluzioni per distanziare le postazioni operative e creare aree di privacy e, dall’altro, l’home working che ha avuto un rilancio in Europa dove eravamo più indietro rispetto ai mercati anglosassoni, e la ritrovata centralità della casa che torna a essere vista come un nido accogliente che protegge da quello che c’è fuori.
Questa emergenza sanitaria arriva alla fine di un ciclo economico abbastanza positivo. Si prevede un calo di fatturato, perché la fiducia dei consumatori e delle famiglie è rallentata. Ma da Italiani abbiamo un’ottima capacità di adattamento e siamo veloci nel cogliere nuove opportunità – Giulia Molteni
Ma il dato forse più interessante è l’accelerazione del cambiamento digitale già in atto: in tre giorni siamo riusciti a implementare un sistema d’inserimento ordini da remoto; a breve lanceremo Molteni@Home, un servizio di consulenza digitale, già partito nel mercato statunitense, per dare consigli e assistenza a distanza agli utenti finali e agli architetti attraverso schermi condivisi, l’invio gratuito di campioni, la condivisione di moodboard; a settembre rilasceremo un progetto di e-commerce negli Stati Uniti; mentre presenteremo la collezione 2020 a giugno con un tour virtuale. Quello del mobile è un acquisto lento ma grazie alla realtà aumentata e alle tecnologie immersive si potrà ricreare un rapporto di fiducia con il cliente finale”.
Andrea Margaritelli, Brand Manager di Listone Giordano, Torgiano (Umbria, Italia)
“Siamo tornati a produrre dal 15 aprile per rifornire i cantieri navali e lo abbiamo fatto con le dovute precauzioni: questo stop ha alzato la soglia di attenzione e il senso di responsabilità delle persone verso se stessi e verso gli altri. Del resto i dati assoluti sono sempre stati alti in Italia: come un terremoto a L’Aquila ogni giorno. Luogo d’incontro e di discussione, l’Arena è stato un progetto visionario di Michele De Lucchi che con pochi interventi ha orientato lo spazio mettendo al centro non i prodotti ma i valori, e in particolare la relazione umana. Un’esperienza bruscamente interrotta dal lockdown imposto dal diffondersi del Covid-19 che sono però convinto ritroverà presto la propria funzione originaria. In risposta a questa battuta d’arresto è nato in accelerazione un progetto di tecnologia che elimina la componente fredda riducendo la distanza e mantenendo il calore umano: si tratta di “One”, il magazine digitale che ci ha permesso di riappropriarci di alcuni linguaggi. Io riconosco la volontà delle persone di entrare in relazione con l’azienda e credo che il consumatore di oggi abbia un grande desiderio di sapere cosa porta a casa e come vengono realizzati i prodotti che utilizza ogni giorno”.
La salute è un bene unico e non negoziabile
Patrizia Moroso, Art-director di Moroso, Cavalicco (Friuli Venezia Giulia, Italia)
“Noi abbiamo avuto una ripartenza relativa già il 28 aprile perché la filiera dei cantieri navali, che oggi rappresenta per noi commesse per circa il 10% della produzione complessiva, è stata autorizzata a riprendere. Nonostante il Friuli e la provincia di Udine abbia avuto tra le più basse incidenze di morte per Covid, abbiamo pensato prima di tutto al bene comune, decidendo di chiudere da subito e di spostare il lavoro degli uffici a casa. Oggi l’incognita è alta. Il lockdown si è presentato a un mese e mezzo dall’apertura del Salone del Mobile. Abbiamo reagito organizzando presentazioni digitali alla stampa e agli architetti che continueranno nella seconda parte dell’anno, anche se siamo consapevoli che l’eccezionalità del Salone è irripetibile. Stiamo lavorando su un tema che penso sarà cruciale nello scenario post Covid: stiamo sperimentando l'utilizzo di materiali innovativi a basso impatto ambientale sia per il rivestimento sia per l’imbottitura dei sistemi di seduta. Abbiamo iniziato a collaborare con start up italiane attive da poco più di un anno che cercano alternative valide al poliuretano e al poliestere. Per noi questo è un tema prioritario e sono sicura che il consumatore, ancora più nell’era post Covid, sarà molto più consapevole. Non si può cambiare tutto dall’oggi al domani ma se cominciamo a usare materiali ‘buoni’ il loro costo si abbasserà a fronte di un utilizzo estensivo”.
Un tema che penso sarà cruciale nello scenario post Covid sarà l'utilizzo di materiali innovativi a basso impatto ambientale – Patrizia Moroso
Gregg Buchbinder, AD di Emeco, Hanover (Pennsylvania, US)
“La produzione è chiusa dal 20 marzo e ci prepariamo a riaprire la prossima settimana: abbiamo spazi molto grandi, ognuno indosserà mascherina e guanti, ci saranno stazioni per la sanificazione delle mani, misureremo la febbre all’ingresso e continueremo a dialogare con i fornitori attraverso le riunioni online. La fabbrica Emeco è nella East Coast, mentre dove io vivo, sulla West Coast, l’incidenza dei casi è del 10% rispetto a New York, nonostante questo, qui a Los Angeles, le spiagge non sono ufficialmente praticabili, ristoranti e bar sono chiusi e non ci sono attualmente date certe di riapertura. Le novità che avremmo presentato quest’anno al Salone le lasceremo per il prossimo anno. Partecipiamo al Salone da due decadi e per noi è molto di più che il lancio di nuovi prodotti: è un’opportunità di sederci con i colleghi e gli amici e condividere idee. Ci piace il cibo e vino italiano. E tutto quello che facciamo durante l’anno è per il Salone. Ora, siamo più preoccupati di fare le cose nel modo giusto, di rallentare piuttosto che di consumare di più – che è parte del problema che abbiamo ora. Dovremo consumare meno o essere più consapevoli di quello che consumiamo. Stiamo realizzando che abbiamo un solo Pianeta e che dobbiamo essere uniti e lavorare insieme. Ma soprattutto crediamo che sia importante essere trasparenti e dire esattamente come sono fatti i nostri mobili: il consumatore vorrà sempre più sapere cosa sta portando a casa. Da tempo abbiamo scelto di utilizzare un materiale riciclato per preservare l’ambiente e testiamo i materiali in maniera estensiva perché vogliamo essere sicuri che i nostri prodotti possano essere usati in qualsiasi contesto, dalle scuole agli ospedali”.
Dovremo consumare meno ed essere più consapevoli di quello che consumiamo – Gregg Buchbinder
Lavorare da casa sarà la nuova normalità
Carlo Urbinati, presidente di Foscarini, Marcon (Veneto, Italia)
“Noi facciamo parte di un sistema. Ci appoggiamo a piccoli fornitori, quelli che per primi hanno dovuto chiudere. Abbiamo avuto problemi di merce che è rimasta in giro ed è tornata indietro perché chi consegnava ha trovato in Spagna, Francia o Germania i negozi chiusi. I ricercatori della John Hopkins University stanno mappando chi ha reagito meglio: noi come Paese ci trascineremo questa situazione per decenni. Ci sarà una selezione naturale: chi aveva una proposta di valore resterà. Abbiamo davanti un periodo di grande concretezza. Ci sarà spazio per gli oggetti che hanno una funzione e che risolvono un problema. Oggi la casa ha ritrovato una nuova centralità e sta colonizzando il mondo dell’ufficio. Siamo però in un momento di sospensione tra il “non più” e il “non ancora” e per questo abbiamo deciso di posticipare il lancio di nuovi prodotti all’autunno perché c’è una bassa propensione alla novità in questo momento. Abbiamo però messo a fuoco un nuovo punto di vista sul prodotto e sul modo di raccontarlo: le nostre lampade non saranno più messe su un piedistallo, in atmosfere controllate e prive di persone, ma metteremo al centro l’uomo e la relazione con il suo ambiente. L’esito di questo percorso si vede nel nuovo progetto “Vite” di Gianluca Vassallo”.
Ci sarà una selezione naturale: chi aveva una proposta di valore resterà. Abbiamo davanti un periodo di grande concretezza – Carlo Urbinati
Verso Milano 2021
Alex Alorda, vicepresidente di Kettal, Barcellona (Spagna)
“La fabbrica ha lavorato con totale normalità, ad eccezione dei quindici giorni in cui il Governo spagnolo ha decretato la chiusura dell'Industria. La verità è che la prima settimana la gente era nervosa, ma col passare dei giorni e grazie all'attuazione di varie misure, oggi lavoriamo nella totale normalità e con la massima sicurezza possibile, infatti oggi nessuno è stato contagiato. Abbiamo in cantiere diverse novità che abbiamo deciso di presentare a Milano nel 2021. Personalmente penso che i progetti saranno rafforzati perché le aziende avranno più tempo per delinearli meglio e credo che il Salone del Mobile di Milano 2021 sarà eccezionale!”