L'architettura come strumento per emancipare le persone e produrre prosperità sul territorio. A partire dalla cultura e con la gente del luogo. Questa la filosofia sottesa al lavoro di Diébédo Francis Kéré (Gando, 1965), in prima linea per una trasformazione dei paradigmi della disciplina.
Dal Burkina Faso, dove acquisisce una formazione da falegname, si diploma in architettura a Berlino per poi tornare nel suo Paese e affrontarne le questioni irrisolte, dalla povertà al cambiamento climatico – in Burkina Faso il 45% della popolazione è al di sotto della soglia di povertà e con un tasso di analfabetismo di oltre l’80%.
Attraverso la pratica, ossia con la realizzazione di edifici costruiti dalle comunità locali in materiali reperiti in situ e di basse tecnologie, Kéré mostra il valore politico dell'architettura.
Negli ultimi 15 anni ha realizzato a Gando una scuola primaria (2001) in mattoni di terra cruda, con un tetto doppio per proteggere dal caldo e dalle piogge e con un sistema strutturale di tralicci da montarsi senza gru. La scuola è costata appena 50mila dollari. Nel 2003 vengono costruite anche le residenze per i docenti e nel 2008 si aggiungono una biblioteca e quattro aule.
Sempre in Burkina Faso, Kéré ha progettato il nuovo Parlamento (Ouagadougou, in costruzione): un'architettura da 25mila m2 posta sul sito del precedente edificio, pensata per essere un sistema di spazi pubblici ombreggiati per la collettività.
Nel 2017, Kéré ha portato simbolicamente il suo Paese natio all'esterno della Serpentine Gallery di Londra, costruendo un padiglione temporaneo che si ispira alla vegetazione e agli alberi del Burkina Faso, caratterizzato da una tettoia in acciaio e legno da cui filtra la luce naturale di giorno e che diventa una torcia illuminata di notte (attualmente in Malesia).