Fondato a Lubiana nel 1997, lo studio ha preso parte a quella “rivoluzione silenziosa” che ha interessato una generazione di architetti sloveni nei primi anni 2000. Si erano trovati, soprattutto a Lubiana, a progettare un'architettura prevalentemente residenziale con un linguaggio senza eccessi, ma caratterizzata da elementi pianificati nei minimi dettagli e vicini alle tradizioni costruttive vernacolari. Un'architettura che si poneva in dialogo con i blocchi di edilizia popolare degli anni Cinquanta e Sessanta o i lotti di banali case unifamiliari a due piani.
Formatisi all'estero nel periodo storico del passaggio dalla dittatura socialista alla democrazia capitalista, Vasa Perović (Lubiana, 1965) e Matija Bevk (Lubiana, 1972) investigano l'ibridazione di teorie e modelli architettonici occidentali con il contesto politico e culturale sloveno. Tracce della lezione dell’olandese Herman Hertzberger appaiono nei loro edifici di edilizia convenzionata, la cui identità formale viene determinata dalle esigenze della vita comunitaria.
Altre caratteristiche sono l'utilizzo di materiali a costi contenuti, che consente di destinare parte del budget alla creazione di spazi pubblici esterni, tassello integrante e vitale del progetto.
Tra i complessi di edilizia sociale realizzati dallo studio: lo Zeleni Gaj a Lubiana, uno dei primi (1999, EU Mies Award 2003), segnato dal susseguirsi di balconi che creano delle logge all'interno della cortina perimetrale; il condominio di tre edifici a Dolgi (Lubiana, 2016), con 30 appartamenti disposti lungo un corridoio esterno per facilitare l'ingresso a persone con difficoltà motorie. Ogni decisione relativa alla forma rappresenta una soluzione a un problema oggettivo.