Onsitestudio viene fondato nel 2006 da Angelo Lunati (Milano, 1973), al quale nel 2011 si aggiunge Giancarlo Floridi (Modena, 1973). Lo studio nasce e si avvia a Milano, fra la crisi e il rinnovamento portato da Expo, in un momento in cui la città si stava dotando (in ritardo) dei landmark di vetro e acciaio frutto della globalizzazione, quasi con un moto di rifiuto nei confronti dei dettami meneghini del professionismo colto del Moderno. È in questa tradizione che il lavoro di Onsitestudio affonda il proprio perno, muovendosi però con una certa libertà.
Caso eloquente è l’hotel in piazza Duca d’Aosta (2015), parte di quel fronte urbano che è ingresso moderno e monumentale alla città, rivolto verso la stazione Centrale. Il progetto fornisce l’occasione per lavorare sul tema della facciata e sulla continuità di quell’immagine, recuperando i colori e lo scheletro dell’edificio di Mario Baciocchi del 1953 e trasformandone espressivamente la rigorosa struttura attraverso un curtain wall di cemento armato prefabbricato. Sotto il coronamento leggero, i moduli più marcatamente verticali rispetto alla griglia baciocchiana sono lavorati con strombature. Al piano terra, la smussatura della sezione dei sostegni verticali sposta l’immagine dell’edificio dalla stereotomia dell’esistente verso le proporzioni più leggiadre del Pirelli, che gli sorge di fronte.
In quegli stessi anni Onsitestudio inizia l’opera di recupero dell’ex edificio industriale Ansaldo (1904-1923), proprietà del Comune e affidato alla gestione di un’impresa sociale privata per farne un incubatore per le arti, la tecnologia e le imprese. L’intervento, completato quest’anno, dà forma alla forte ambizione pubblica del progetto culturale, creando una continuità quasi urbana nei grandi spazi dell’industria. Attrezzature, piccoli volumi indipendenti e movimenti del suolo articolano i quattro piani dove trovano posto uffici, spazi espositivi, ristorazione e servizi ricettivi di BASE.
Il Mapei Training Centre (2019) a Sassuolo è invece una nuova costruzione per lo sport in cui gli oltre 100 metri del corpo di fabbrica separano due campi da calcio. Per questo motivo è fortemente simmetrico, con un profilo discendente a gradoni. Nella campagna emiliana il volume di mattoni grigi è severo e immobile, chiuso da un lato da una facciata cieca, dall’altro da una leggermente concava. Quest’ultima richiama il non-finito della Basilica di San Petronio a Bologna, ma è ingentilita dal gesto della seduta, che segue la facciata e sposta l’accesso tutto a destra.