Dominare il sovraccarico informativo, quell’enorme e crescente quantità di dati prodotti e distribuiti ogni secondo in tutto il mondo, è da molti anni uno degli obiettivi – mai conseguiti – dell’evoluzione tecnologica. Il problema si poneva già nel 1945, quando l’ingegnere americano Vannevar Bush ipotizzò un complesso strumento che avrebbe dovuto risolverlo: si trattava del Memex (combinazione di Memory ed Extension). Mai costruito e soltanto progettato, il Memex era una sorta di scrivania meccanizzata che avrebbe aiutato a gestire meglio i propri documenti, combinandoli fra loro in un modo non lineare, ma più simile al funzionamento del pensiero, che associa i vari concetti in base a collegamenti (link), anticipando così l’idea di ipertesto, cuore del World Wide Web. Con strumenti innovativi – era l’idea da cui partiva Bush – sarebbe stato possibile dare forme nuove alla conoscenza, governando in qualche modo il sovraccarico informativo. Oggi è chiaro che il web non solo non è riuscito a risolvere il problema, ma lo ha semmai notevolmente aggravato.
Parecchi anni prima di Bush, nell’ottobre del 1888, nasceva uno strumento, apparentemente votato a tutt’altro compito – esplorare e spiegare il nostro mondo – che però si sarebbe trovato ad affrontare problemi molto simili a quelli descritti dall’ingegnere anticipatore dell’ipertesto e a risolverli, spesso brillantemente. Parliamo della rivista della National Geographic Society che, per celebrare i suoi 128 anni di vita, ha pubblicato il volume National Geographic Infographics, dove riunisce alcune delle più interessanti infografiche pubblicate nel corso dei decenni.