sqm – the quantified home, a cura di Space Caviar (Joseph Grima, Andrea Bagnato, Tamar Shafrir), Lars Müller Publishers, 2014
sqm – the quantified home
La riduzione della dimensione simbolica dell’abitare a numeri da gestire sta dando forma a nuovi modi di abitare, creando un contesto che finisce per mettere in discussione il ruolo dell'architetto.
View Article details
- Davide Sacconi
- 27 marzo 2015
- Milano
La quantità è nel titolo e continua all’interno. 29 autori, 19 articoli, 3 interviste, 7 brevissimi racconti, 13 illustrazioni orginali, 7 schede infografiche, 3 cronologie, 43 paesi, 23 “copertine da parati” e molto altro ancora. Sembra impossibile che tutto ciò sia raccolto in sole 300 pagine, fresche, leggibili e ben impaginate. Se non avessi il libro in mano penserei a un trucco illusionistico al pari di quello che, a nostra insaputa, ha trasformato le nostre case e le nostre vite in quantità da gestire, in investimenti abitabili, in campi per la raccolta di informazioni.
L’irruzione sulla scena architettonica degli strumenti finanziari onnipotenti e di reti di comunicazione onnipresenti, e l’impietoso affermarsi del lavoro precario immateriale e di relazioni socio-economiche instabili, sta dando corpo a una rivoluzione silenziosa e travolgente. È la quantificazione della casa: la riduzione della dimensione simbolica dell’abitare a numeri da gestire che sta dando forma a nuovi modi di abitare, alla dimensione materiale del vivere. Oggi ciò che conta sono i numeri, la forma è senza sostanza. In questo quadro non dovrebbe sorprendere la dissoluzione del ruolo dell’architetto nell’immaginare e progettare il nostro futuro civico e urbano.
Se questa caduta appare inesorabile è anche per la mancanza di strumenti concettuali e interpretativi che permettano di indagare a fondo la realtà della condizione attuale e di costruire un’alternativa possibile. sqm – the quantified home affronta questo vuoto accettando la difficile sfida di definire i termini del problema della casa nella società contemporanea, lavorando all’intersezione tra la ricerca accademica e le pratiche architettoniche, urbane e curatoriali.
Il libro è pensato come una struttura precisa ma flessibile, in grado quindi di costituire un quadro di riferimento ma anche di permettere digressioni e sconfinamenti. Si può aprire una pagina a caso ed essere sorpresi da qualcosa di nuovo, di inaspettato: un soggiorno immaginario, una finestra nel tempo, l’apertura di un punto di vista o un angolo nascosto di questa casa. Diversamente, e con una strategia quasi sovversiva, si può leggere il libro tutto d’un fiato dalla copertina al retro: un esercizio che richiederà una bella fetta del vostro tempo, un vero lusso in quest’epoca di continue distrazioni domestiche, ma che vi lascerà con l’inebriante sensazione di aver percorso un caledoiscopio di saperi, dove gli articoli si susseguono al ritmo denso e incessante di 1500–2000 parole per pezzo. A guidarvi in questo labirinto di dati e riflessioni saranno le infografiche e gli eleganti e precisi disegni assonometrici disegnati da Folder con la collaborazione di U67, una struttura grafica coerente che permette di leggere, confrontare e ricomporre la varietà di questioni spaziali, quantitative e concettuali.
Con grande capacità curatoriale Space Caviar assembla un insieme ordinato ma complesso di riflessioni impegnate e racconti giornalistici, dati precisi e atmosfere sospese, descrizioni meticolose e intervalli poetici, deserti sabbiosi del Medioriente e fredde città del Nord. L’assenza del Sudamerica e dell’Estremo Oriente è certamente un vuoto da colmare, e forse l’occasione per un secondo volume. Tuttavia la marcata predilezione per il contesto anglosassone e nord-americano contribuisce a costruire un registro critico comune attraverso il quale le voci di architetti, ricercatori, artisti, imprenditori, scrittori e molte altre figure ibride, rivelano connessioni, espongono fatti, costruiscono narrazioni: un libro per problematizzare piuttosto che risolvere, ancora una volta, il problema casa.